L’anno del Jova Beach Party? E degli stipendi che calano…

Sfogliando i giornali del 2022 per preparare l’ultimo numero del nostro settimanale ci sono varie cose che colpiscono. Una è che se la notizia dell’anno è un concerto in spiaggia a Marina di Ravenna –e non il taglio del nastro di una nuova tangenziale, tanto per dirne una –non c’è molto da sorridere. E qui si potrebbe aprire la parentesi dei cantieri in ritardo, le infrastrutture da rinnovare, i bandi deserti, le interdittive antimafia, le promesse mancate.

Ma passando per un momento oltre, i fotogrammi che restano negli occhi sfogliando un anno di notizie ravennati (anche se si potrebbe allargare il discorso all’intera nazione) sono soprattutto quelli di una nuova crisi (che arriva dopo un’altra crisi, e così via), nonostante il ritorno degli eventi, degli assembramenti, nonostante i turisti e i ponti da “tutto esaurito”. Una crisi che è montata negli anni del Covid, che ora ha lasciato spazio al caro energia, al caro bollette, al carovita più in generale, con imprenditori in ginocchio e amministrazioni pubbliche costrette perfino a spegnere i lampioni (anche se solo per poche settimane…). Ma soprattutto cittadini e famiglie che a fronte di un’inflazione galoppante si ritrovano con stipendi fermi o addirittura in calo. Lo certifica proprio in queste ore l’ultima ricerca dell’Istat: dal 2007 al 2020 gli stipendi dei lavoratori italiani sono calati del 10 percento in termini netti. L’Italia –si legge ancora –è l’unico dei Paesi Ocse dove il salario medio annuale dal 1990 è diminuito, di quasi 3 punti percentuali, mentre in Germania e Francia, tanto per capirci, è cresciuto di oltre il 30 percento.

Un fenomeno che ha come diretta conseguenza – si fa per dire – quella che le notizie più cliccate del nostro quotidiano on line – tanto per fare un esempio concreto – sono diventate quelle di tre o quattro aziende della provincia che annunciano di aver concesso un premio di mille euro ai propri dipendenti per far passare loro un sereno Natale. Con tanto di decine di commenti che passano dall’esaltazione totale al tentativo di sminuire il gesto, fino a mettere in piedi teorie complottistiche per giustificare un bonus che in un Paese di stipendi non da morti di fame probabilmente non sarebbe neppure una notizia.

Diciamo insomma che il tema del Pos, che tanto sta accendendo gli animi in questi giorni, non dovrebbe essere esattamente la priorità, per il nuovo Governo. E che non credo siano le commissioni sui pagamenti con il bancomat ad uccidere i commercianti…

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