L’elettore del Pd e il dilemma referendum

Nel tempo è capitato spesso di pensare, da elettori chiamati a un referendum, “chi ci capisce qualcosa è bravo”, ma forse mai come in questo giugno 2022. Domenica 12 infatti oltre cinquanta milioni di elettori sono chiamati alle urne, in minima parte anche per le amministrative, tutti per cinque quesiti che riguardano la giustizia. Quesiti molto specifici per abrogare leggi o parti di leggi per cui hanno raccolto le firme l’estate scorsa Forza Italia, Radicali e Lega. Ma di fatto, vuoi per la guerra, vuoi per la stagione, vuoi per la difficoltà del tema, la sensazione non è propriamente quella di essere in campagna elettorale, tutt’altro.

Di conseguenza al povero elettore che non vuole disertare le urne, resta solo la possibilità di affidarsi al partito di riferimento, se ancora ne ha uno. E deve anche sperare, se vuole capire cosa fare, che il suddetto partito non sia il Pd. Perché se da un lato quasi tutto il centrodestra, Azione di Calenda e pure Renzi invitano per il Sì e dall’altro i 5 Stelle dicono ai propri elettori di votare cinque No, il Pd lascia libertà di coscienza. Ora, che un partito lasci la libertà di coscienza agli elettori suona a dir poco novecentesco, per usare un eufemismo. E l’effetto che fa è che piuttosto non voglia schierarsi. Immaginiamo che dietro questa scelta ci siano ragioni politiche di equilibri tra le forze, ma insomma, il povero elettore Pd, e in provincia ce ne sono ancora parecchi, è lasciato solo.

Finirà che molti resteranno a casa, ma non c’è nessuno nemmeno che inviti esplicitamente a disertare le urne, per quanto il mancato raggiungimento del quorum equivarrebbe a lasciare le cose come stanno e quindi sarebbe un po’ una vittoria del no. Che, c’è chi dice, favorirebbe la tanto sofferta riforma Cartabia in corso di approvazione in Parlamento dopo anni o decenni di attesa e improvvisamente accelerata di fronte al rischio di perdere i fondi del Pnrr.

Come si diceva, se la gente resterà a casa, sarà come una vittoria del No o, per meglio dire, una vittoria del forse. Ma niente paura, Renzi ha annunciato già dal 15 giugno la raccolta firme per un nuovo referendum, quello per abrogare il reddito di cittadinanza e almeno su quello si spera che la linea dei partiti – una linea qualsiasi – sia chiara e netta, senza troppi forse.

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