Le giunte vanno e i burocrati restano

Andrea AlberiziaNon me la sento di espormi sul giornale, questi poi si vendicano. Più di uno ci ha risposto così. Dall’imprenditore al progettista. C’è tutto l’arco dell’iniziativa privata tra chi teme le ritorsioni di una pubblica amministrazione poco incline, a quanto pare, alle critiche sui tempi di risposta per le pratiche edilizie e urbanistiche. Sarebbe forse ora di fare fronte comune e non avere più paura a esporsi perché poi si rischia di passare per conniventi. Qualcuno che ha deciso di raccontarci la sua storia c’è. Magari perché ormai l’ha messa persa e almeno si sfoga, magari perché ha raggiunto il lieto fine e può sorridere delle sofferenze attraversate, magari perché guarda oltre il proprio naso e investendo anche fuori da Ravenna se ne può fregare delle eventuali ritorsioni di un burocrate in un paesone da 160mila abitanti. Queste storie le trovate in questo numero come avete trovato quella del Sigarone sul numero scorso. E come ne troverete altre le prossime settimane. Vi invitiamo sin da ora a raccontarcele. Se dal caso eclatante di Wikileaks nel 2010 è tutto un fiorire di gole profonde allora ci piacerebbe immaginare che dentro e fuori dal palazzo bizantino, tra chi proprio non può uscire allo scoperto, ci sia qualcuno pronto a farsi avanti con le carte che mettano in mostra la realtà dei fatti. Noi proveremo a raccontarvi la battaglia dei ravennati contro la burocrazia. Progetti legati da un filo rosso che si chiama lentezza. Stiamo dicendo che qualunque progetto debba ottenere subito il via al cemento? No. È doverosa una attenta valutazione di qualunque intervento vada a consumare territorio. Ma i tempi di questa valutazione fanno la differenza tra sopravvivenza e morte di un’impresa. Un sì o un no devono arrivare in tempi che consentano nel primo caso di partire quando si hanno ancora le risorse e nel secondo di rimodulare la strategia. Il timore di assumersi responsabilità non può essere il freno di tutto perché quella responsabilità ha una retribuzione mensile altrimenti non giustificabile. A taccuini chiusi si sono sfogati tutti. Con la rabbia di chi combatte una guerra di logoramento. A taccuini chiusi fanno tutti gli stessi pochi nomi, quelli di un manipolo di dipendenti pubblici sparsi per gli uffici delle amministrazioni locali che fossilizzano l’iniziativa privata tenendo in pugno la politica. Per paura? Per incapacità? Perché non più al passo con i tempi? Per gusto del potere? Perché solo in attesa della pensione? Qualcuno invidia lo spoil system statunitense: la pubblica amministrazione si alterna con il cambiare del governo. Qui invece le giunte vanno ma i burocrati restano.

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