Politiche e amministrative: trova le differenze

Ogni elezione è una storia a sé, non si possono sovrapporre amministrative e politiche, ma di sicuro tra ciò che è successo due anni fa per Palazzo Merlato e quello che sta accadendo ora c’è più di un’analogia.

Innanzitutto, la desolazione del Movimento 5 Stelle nel territorio ravennate. Due anni fa scelsero di non dare il simbolo a nessuna delle due liste che si erano presentate, a questo giro abbiamo un candidato all’uninominale sospeso per sospetta massoneria (passata) e una capolista inviscihiata nella cosiddetta “rimborsopoli”. Nemmeno nei sogni più arditi di Pd e Lega si era profilato un simile scenario.

Sul fronte del centrosinistra, invece, abbiamo su scala nazionale il modello coalizione più o meno sperimentato qui che si compone così: il Pd più una serie di marchi e simboli nati ad hoc per raccogliere i voti di quelli che così si illudono di non votare Pd, ma in realtà lo votano o comunque lo aiutano a vincere rischiando di non contare poi nulla o quasi. Quasi una psicosi del Pd che sembra un po’ quei bambini soli che giocano con gli amici immaginari… Del resto il capolista di Insieme a Ravenna è esattamente il consigliere comunale che due anni fa è stato eletto (l’unico si può dire, perché in grado di raccogliere voti con la sua attività di volontario e la stima di cui gode) con una lista civica nata ad hoc ma che, badate bene, era stato nelle file del Pd fino all’anno prima delle elezioni.

Nello schema nazionale manca la lista a sinistra, e così c’è chi pensa alla Bonino, la quale Bonino si badi bene ha presentato il simbolo solo grazie all’interesse convergente con Bruno Tabacci (democristiano) perché altrimenti non avrebbe nemmeno avuto la forza di raccogliere le firme necessarie (cosa che hanno avuto, tanto per dire, nell’ordine: Potere al Popolo, Popolo della Famiglia, Casa Pound, Forza Nuova). Qui sul territorio è oggetto sconosciuto, nessun volto noto, nessun evento, nemmeno una parvenza. Non serve, basta il marchio: Bonino. Anche perché il Pd spera che, come gli altri, anche la Bonino si piazzi tra l’1 e il 3 percento, in modo da incassare i voti degli alleati, senza dover elargire deputati (a parte i leader negli uninominali sicuri, vedi Casini a Bologna).

Altra analogia: il Pd, quello vero, va sulla tradizione, qui candidò il segretario provinciale e ora ricandida un renziano e uno della sinistra del partito, uno dei pochi orlandiani che potrebbero arrivare a Roma. Il tutto in modo unitario, come ai bei tempi. Solo che, come già se ne è avuto un forte sentore due anni fa, i bei tempi per il Pd sono passati da un pezzo anche da queste parti. E per quanto litigiosa, sguaiata, superata dalla storia, la coalizione di centrodestra ha per lo meno il merito di mettere insieme forze esistenti, con un consenso reale. E la sinistra alternativa al Pd? Ah, beh, certo, lì nel frattempo è successo di tutto e si sono rimescolati in un intreccio micidiale. Il punto è vedere se tutto questo sia servito o meno a farli crescere.

Ravvena&Dintorni: l'editoriale
EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
NATURASI BILLB SEMI CECI FAGIOLI 19 – 28 04 24
CENTRALE LATTE CESENA BILLB LATTE 25 04 – 01 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24