Le sorprese di un porto che nessuno ha dragato

Andrea AlberiziaSembra ormai vicino il momento in cui il porto di Ravenna avrà di nuovo un governo con un incarico di prospettiva quadriennale e l’appoggio politico per manovrare al posto di un commissario straordinario legato a una data di scadenza imminente come uno yogurt qualunque nel frigo di casa e quindi poco propenso a imbarcarsi in azioni ad ampio raggio. Il nome di un manager con un curriculum costruito nel mondo petrolifero pare aver messo tutti d’accordo. Ma anche se effettivamente il mese di ottobre sarà quello in cui il ministero nominerà il nuovo presidente non si potrà tacere sul ritardo con cui ci si sarà arrivati: da marzo non c’è un presidente e nel pieno della campagna elettorale c’era chi lasciava circolare le voci di una possibile nomina prima dell’estate. Invece, con la complicità dei tempi per l’approvazione della legge di riforma, tutto si è dilatato. Dovendo sorbirci anche il siparietto dell’open call fatta dal ministro Graziano Delrio per raccogliere candidature alle presidenze delle quindici nuove Autorità di sistema portuale. Specificando che si trattava solo di una consultazione. Bello sforzo. Dai piani alti del Pd locale qualcuno non ha usato troppi giri di parole per definire la mossa: una maldestra concessione al verbo della trasparenza imposto dal grillismo diffuso (e se invece ora rendesse pubblici quanti e chi si sono proposti?). Di questa lunga parentesi di commissariamento stupiscono un paio di cose. Prima di tutto il silenzio di tutti quelli che prima di marzo non perdevano occasione per ricordare il bisogno di dragaggi per la sopravvivenza del porto. La critica era per un presidente che non dragava. Poi nessuno di quelli ha criticato un ministro che non nominava un nuovo presidente o un commissario che non dragava. Anche se l’ex sindaco e l’ex vicesindaco incontrarono il commissario al primo giorno di operatività e in un comunicato scrissero di aver «convenuto che, anche nel breve periodo commissariale, va perseguito con determinazione l’obbiettivo dell’escavo dei fondali del canale Candiano». La seconda sorpresa di questi sette mesi è che in quel porto moribondo aggrappato alla necessità di dragare per non morire, udite udite, i traffici sono in crescita. Il confronto fra i primi otto mesi del 2016 e lo stesso periodo del 2015 dice più 8,65 percento. Da via Antico Squero nessuno lo dice con un comunicato per la stampa, come se ci fosse il timore di ritrovarsi di nuovo sotto i riflettori. Ma le tabelle sul sito, almeno questo, sono disponibili. Insomma il nuovo presidente troverà un porto in marcia. Ma come è stato ben chiaro a tutti, la parte difficile per chi si siede in quell’ufficio sta ben oltre le banchine del Candiano.

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