Lo Sceriffo senza regno che impiccia le indagini

Andrea AlberiziaLa ricerca del micione Leopoldo smarrito, la fiaccolata per un 12enne morto investito da un’auto, le foto amarcord, la caccia al pirata della strada come nel Far West. La democrazia 2.0 a colpi di like non fa la schizzinosa e si occupa di tutto. Venghino signori, venghino. Si chiama “Sei di Ravenna se”, è la declinazione bizantina di una delle ultime mode su Facebook: gruppi sul social network dove si celebra la propria città – dalla metropoli alla frazione vattelapesca, tutto fa brodo – sfidandosi all’ultimo rilancio su chi sia l’indigeno doc. A Ravenna si sono iscritti in undicimila. O meglio, undicimila sono quelli che sono stati accettati. Perché anche la democrazia 2.0 ha dei garanti. In questo caso ha il colletto della t-shirt sollevato e i capelli a spazzola. È uno degli amministratori del gruppo. Per i detrattori – che criticano il suo despotismo e hanno abbandandonato il gruppo andando a fondare un altro piccolo regno di democrazia ancora più democratica – è lo Sceriffo. Ha la foto profilo in posa da duro in divisa. Non ha la stelletta al petto ma la pistola al cinturone: agente di polizia municipale. E così, ventiquattrore dopo la tragedia, capita che lo Sceriffo si rivolga al suo popolo snocciolando una parziale targa bulgara di un’auto sospettata di essere quella che ha ucciso Gionatan Lasorsa. E dagli all’untore. Con un fiorire di punti esclamativi. Non è bastato l’apprezzabile invito dello Sceriffo a moderare i toni. Tutto questo mentre le redazioni dei giornali si arrabattano deontologicamente tra diritto di cronaca e rispetto delle persone, contattando fonti più o meno riservate per cucinare un pezzo corretto che informi il lettore senza bruciare gli inquirenti. Che infatti ai giornalisti chiedono di non divulgare quella mezza targa perché i giornali, su carta e su web, magari li legge pure chi è ricercato e questo poi non aiuta le indagini. Ma mica sei di Ravenna se sei bulgaro, no? E allora vai con la targa (una specie di alfanata con il caso Yara). Il giorno dopo è quello dell’arresto e allora lo Sceriffo si scioglie: ci dice che ha pianto, che durante la giornata avrebbe dato maggiori notizie. E ha aggiunto uno smile, una di quelle piccole faccine gialle che ridono. Le avete presente? Per chiudere il cerchio è pure andato alla conferenza stampa che, lo dice il nome stesso, sarebbe riservata alla stampa. Lo sceriffo stava in borghese, con il bavero sollevato, in cima a una sedia a fare foto. Per condividerle. Like. Altre ventiquattro ore e arriva il golpe 2.0: gli altri amministratori cacciano lo Sceriffo. La spaccatura? Una fiaccolata in memoria di Gionatan. Sei (ancora) di Ravenna se sei fuori dal gruppo Facebook?

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