Meno materne comunali meno libertà di scelta

Nessun taglio alla voce scuola, hanno promesso dal Comune. Eppure, eppure qualche risparmio arriverà, perché alcune sezioni di scuole dell’infanzia comunali stanno chiudendo e chiuderanno il prossimo anno. La ragione, ci ha spiegato l’assessore, è il calo demografico che rende necessari meno posti. Benissimo. Solo che nel computo dei posti disponibili che fa il Comune ci sono, oltre alle poche scuole statali, anche quelle private a cui il Comune dà un contributo per sezione. Il resto lo mettono le famiglie con una retta. Nella gran parte dei casi si parla di scuole Fism di chiara ispirazione cattolica. Mandarci o meno i figli dovrebbe essere una libera scelta delle famiglie, ma ovviamente non per tutti è così. Visto che ci sono zone del forese in cui, per esempio, non esistono altre opportunità laiche. E ci sono anche famiglie che ripiegano sulla privata perché non trovano posto in quelle pubbliche. E che continueranno  a farlo, visto che appunto a fronte di un calo di bambini caleranno le sezioni comunali. Il tutto mentre l’ipotesi di rivedere prima il contributo alle Fism non è all’ordine del giorno. Eppure, tale contributo è sempre stato giustificato dal Pd in nome della necessità di offrire un posto a quanti più bambini possibili. Ora, fuor di polemica, coerenza vorrebbe che se davvero non si intende risparmiare sulla scuola e davvero si vuole estendere un’offerta uguale (cioé a costo zero per le famiglie e laica) per tutti, si cominciasse dal rivedere le convenzione con i privati. Chiudere le sezioni comunali sembra quasi un favore alle private che continueranno a fare “il pieno di iscritti” e a ricevere contributi per non lasciare bambini fuori da scuola. E tutto questo sarà un vantaggio anche per le casse comunali, a cui costa molto meno erogare un contributo alle private che mantenere una sezione di scuola materna completamente (o quasi) a suo carico. Il che pone un altro problema, ancora più ampio: se davvero il Comune non può più permettersi scuole gratuite, non sarebbe meglio ammetterlo e immaginare una retta commisurata al reddito invece che lasciare le famiglie “libere” spesso solo di pagare una retta, ma alla Fism? Anche perché le scuole comunali sono un patrimonio per la didattica, l’attenzione a temi come il genere, la laicità appunto. Comunque sia, coerenza vorrebbe che dalle forze laiche della maggioranza che hanno sempre osteggiato la convenzione con i privati magari si facessero sentire. Sì, la sinistra. Appena avrà finito di scannarsi su Hera chissà che non si ricordi delle scuole. Ma anche l’Edera. Anche se forse nel Pri la laicità non è forse più una priorità. Basti dire che hanno votato in consiglio a un odg sulla famiglia naturale degno di Mario Adinolfi.

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