Mosaico, tanti pezzi da ricomporre

Fausto PiazzaFra le tante (buone) intenzioni di riformare l’ossidato e  frastagliato sistema culturale ravennate, il sindaco De Pascale – per cui si è attribuito anche una delega al riordino delle principali istituzioni – ne ha svelata una particolarmente ficcante, nella lunga intervista pubblicata a proposito sul nostro giornale di qualche settimana fa. Si tratta di rilanciare e potenziare qualitativamente la Biennale del Mosaico Contempo­ra­neo, – manifestazione meritevole di rievocare una nobile eredità culturale ravennate ma oggettivamente “sotto tono” –, collegandola più strettamente agli indirizzi futuri del Museo d’Arte di Ravenna. L’idea mi sembra interessante perché da una parte mette mano e prova a riportare in luce uno dei simboli identitari (non fosse altro per la sua storia secolare) della città che per varie ragioni si è sensibilmente appannato. Mentre dall’altra tenta di riorientare gli orizzonti culturali del Mar dopo l’uscita di scena di un autorevole direttore artistico come Claudio Spadoni che per un lungo periodo ha ideato mostre d’arte tanto dotte e raffinate quanto “compresse” da budget limitati, in una lotta impari sul piano del marketing e del consenso di pubblico con istituzioni limitrofe come i Musei San Domenico di Forlì e il Palazzo dei Diamanti di Fer­rara. Provo a interpretare: se con quelle risorse non si poteva competere adeguatamente sul versante delle grandi mostre si potrebbe invece costituire nel tempo un polo museale inedito e di portata internazionale sulle espressioni creative più attuali del mosaico. Roba di nicchia? Può darsi, ma potrebbe essere una nicchia di primordine, mentre gli addentellati e le integrazioni possibili non mancano: ci sono a Ravenna artisti e restauratori, maestri e scuole, botteghe artigiane e industrie di design, stu­diosi, archivi e centri di documentazione. Ed esiste già un av­viato museo, con allestimenti multimediali, come Tamo, dedicato proprio alla diacronica “avventura del mosaico”. Peraltro, si tratta di un’istituzione ben nota all’attuale assessore alla cultura Elsa Signorino (verrebbe da dire che è una sua “creatura”) la cui esperienza potrebbe esssere messa  a frutto su questo campo. E se l’elenco sopra di protagonisti, inclinazioni e declinazioni, evidenzia una vocazione ravennate all’arte del mosaico più unica che rara, non sono da sottovalutare i limiti di questo panorama, vittima di un  omen nomem non proprio benevolo. Tessere sparse che non riescono ad assemblarsi in un disegno unico, in una identità forte, compatta, armoniosa. Se quello di questa nuova giunta sul mosaico è un disegno in divenire ci vorrà pazienza e tenacia per ricomporlo.

Ravvena&Dintorni: l'editoriale
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