Non dimentichiamoci degli alluvionati

Lo hanno detto la premier e il Presidente della Repubblica in visita in rapida successione sui territori alluvionati, lo ribadiscono esponenti del Governo ogni volta che glielo si chiede. Quindi non sarebbe il caso di dubitarne. Ma la storia d’Italia è piena di deboli, di invisibili, che hanno subìto sulla propria pelle calamità e disastri, naturali o meno, che sono stati dimenticati. Che sono ancora in attesa di giustizia o dei giusti risarcimenti, spesso anche “solo” di una casa.

Il rischio che vengano dimenticati anche i nostri alluvionati c’è, nonostante le numerose rassicurazioni. E per evitarlo è fondamentale il ruolo della politica, certo, i sopralluoghi degli amministratori locali, le stime dei danni puntuali, le raccolte fondi.

Ma anche l’informazione, i giornali, hanno una responsabilità, un dovere. Oltre a quello di promuovere la ripartenza, ci mancherebbe, di dare spazio agli eventi tornati a riempire i calendari estivi, di fare in modo che l’economia torni a “girare” e il turismo non si accorga delle macerie.

Oltre a tutto questo, però, l’informazione dovrebbe rendicontare con precisione quanto è stato fatto e soprattutto quanto deve ancora essere fatto per garantire ai cittadini più colpiti almeno una possibilità. Al momento, anche da qui, da Ravenna, le immagini che arrivano da Faenza, dalle colline, da Conselice, da Sant’Agata sul Santerno, parlano quasi da sole, ci impressionano e ci restano facilmente impresse nella mente. Ma quando, speriamo il prima possibile, quelle strade, quelle case saranno ripulite, i rifiuti portati via, dovremmo ricordarci, per esempio, che a Faenza, giusto per citare al momento la città più grande della nostra provincia a essere travolta, sono oltre 1.300 le case da verificare. Di queste, 76 sono già state dichiarate interamente inagibili, che significa che 76 famiglie che prima ce l’avevano, ora non hanno più una casa, se non fosse abbastanza chiaro. Altre 229 sono invece risultate solo parzialmente agibili, che praticamente significa che anche queste 229 famiglie sono (almeno per il momento) senza una casa. Altre 17 non sono ancora neppure visitabili. E sono numeri ancora in via di definizione, perché mancano ancora 423 sopralluoghi da fare (il dato aggiornato è del 5 giugno). Altrove, sempre nella nostra provincia, il rischio è ancora più grande, quello di vedere intere piccole località trasformarsi in paesi fantasma. Per evitarlo, serve l’impegno di tutti. Anche il nostro.

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