Nuovi tagli al bilancio: per cosa voteremo?

Il momento giusto per un’alluvione, ovviamente, non è mai. Ma non è retorica dire che questa è arrivata in un momento già di per sé piuttosto complicato per il territorio dal punto di vista economico. Si parla di tagli dal Governo al bilancio comunale dell’ordine di 10 milioni di euro. 10 milioni di euro sono inoltre quelli che la Provincia deve versare a Roma dalle sue casse, sempre quest’anno. Nemmeno si potrà far conto sui contributi delle Fondazioni bancarie, che essendosi viste aumentare esponenzialmente la tassazione, hanno già annunciato di dover tagliare (ancora) sul territorio. E come non bastasse ora sembra addirittura in forse l’opera che doveva portare decine di milioni di euro sul territorio, il grande Progettone del porto, per uno scontro tra Autorità Portuale, proprietari dei terreni, Industriali, un conflitto sopra le teste di cittadini in cui non è semplice districarsi. Un barlume può forse arrivare dalla Capitale italiana della cultura che pare varrà più del previsto, ma si parla di una cifra che potrà, bene che vada, compensare i tagli delle Fondazioni sul fronte della cultura. Che la situazione fosse seria già prima dell’alluvione lo dimostrava la decisione del Comune, senza precedenti da queste parti, di vendere azioni libere di Hera per finanziare un po’ di investimenti, inclusa la manutenzione delle strade. Venti milioni in tutto che appaiono più che mai urgenti, anche se per la nuova emergenza ambientale non vogliamo dubitare che arriveranno comunque fondi regionali e statali. Come si spera possano arrivare  quelli necessari a infrastrutturare il territorio per limitare i danni di altri eventi metereologici straordinari, ma non certo irripetibili. Ora, si può pensare ciò che si vuole ovviamente dell’attuale e delle passate amministrazioni locali, ma è difficile negare, che sarebbe bello, e forse adesso come non mai, poter contare su un po’ di libertà di manovra economica senza dover aspettare diktat dall’alto spesso uguali per tutta l’Italia (e senza essere leghisti). Sarebbe bello che imprese e cittadini trovassero interlocutori diretti messi nelle condizioni oggettive di dare risposte. Interlocutori chiamati poi a scegliere, a far contento qualcuno e scontento qualcun altro. Perché decidere come si spendono i soldi sul territorio fa parte di quella cosa chiamata politica. Il trend sembra invece confermare che sempre più soldi  dai territori finiscono allo Stato. E noi qui, quindi, per cosa andremo davvero a votare? Chissà, forse per il Progettone.

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