Piallassa Piomboni, che gatta da pelare per Autorità portuale

Alessandro MontanariPer Autorità Portuale il progetto di separazione della piallassa Piomboni dal porto di Ravenna è una bella gatta da pelare.
L’impressione traspariva dal volto del presidente Daniele Rossi una ventina di giorni fa in commissione Ambiente. Toni pacati e gentili ma quando qualche capannista si è inalberato facendo notare che la valle di Marina di Ravenna era meglio prima dei lavori Rossi ha risposto che l’ente da lui guidato ha lo scopo di portare al termine il progetto – avviato nel 2012 e ancora da finire (in teoria il termine del cantiere era previsto nel 2015) – senza discuterlo di nuovo.
Anche il suo predecessore, il meno diplomatico Galliano Di Marco, aveva fatto notare in alcune occasioni che il risanamento ambientale non è esattamente la mission dell’Autorità portuale.

Quando i progetti si discutono per quindici anni in un’epoca in cui gli scenari economici cambiano in un triennio capita del resto di trovarsi in queste situazione, impelagati in polemiche ereditate da gestioni passate. A prescindere dalle opinioni, il progetto di risanamento della Piallassa del Piomboni è indubbio che sia anche un’espansione dell’area portuale.
Lo dicono i numeri: alla fine del cantiere la valle misurerà 145 ettari contro gli iniziali 254. Gli altri se li mangeranno i 2,5 chilometri di argini e un piazzale di movimentazione logistica.
Si tratta in sostanza di un progetto pensato in anni di vacche grasse che oggi non appare come la priorità di un porto con i traffici in stallo.

Raccontare che il dimezzamento della valle sia il modo migliore di salvaguardarla è stato, sin dall’inizio, molto arduo. Aggiungere che ci sarà un maggior ricircolo d’acqua grazie a quattro porte veneziane e una porta vinciana, quando adesso la piallassa è completamente aperta e senza argini, richiede da parte di chi frequenta la valle una grande fede nell’ingegneria idraulica. Anche perché pescatori e capannisti sono concordi nel dire che la pescosità è già calata molto.
I tecnici da parte loro sostengono che si debba aspettare la fine dei lavori per dare un giudizio ma l’ultima data stimata da Ap per il termine del cantiere è fine 2019 sempre che si realizzi la condizione, non secondaria, di trovare il materiale adatto per riempire gli argini.

Ci sono poi questioni che si sono aggiunte negli ultimi tempi: una certa preoccupazione degli uffici regionali preposti all’ambiente, i relitti che affondano, la riqualificazione della Fabbrica Vecchia.
Infine, un problema non da poco: chi si occuperà della manutenzione della piallassa una volta finiti i lavori? Autorità portuale ha fatto capire di non averne intenzione, il Comune ha ipotizzato un bando per trovare una gestione esterna ma trovare un soggetto interessato non sarà semplice.
Chissà se, potendo tornare indietro, quella trentina di milioni di euro Ap li spenderebbe in altro modo.

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