Quei cessi orfani uccisi dalla scarsa credibilità

Andrea AlberiziaIl problema è, anche ma non solo, che la credibilità di tante categorie professionali – ad esempio politici, medici, architetti, giornalisti, avvocati ma l’elenco è lungo – è finita nel cesso per troppe malefatte o, a voler essere buoni, troppi errori sesquipedali lasciati impuniti. In un clima in cui la credibilità latita, il complottismo sguazza e tutti diventano tuttologi. Così succede che più o meno chiunque, Facebook munito, si senta in diritto di poter dire che i nuovi bagni pubblici installati dal Comune nella nuova piazza Kennedy fanno schifo. Per gran parte si tratta di gente che si considera depositaria del diritto al commento “perché è una questione estetica”. Tracciamo la riga sotto al gusto e ci stanno dentro tutti. La prossima volta la tracciamo sotto a “piove-governo-ladro” e ci stanno dentro i cialtroni della magnitudo sismica. Un’altra volta la tracciamo sotto a “si-sono-mangiati-tutto” allora vaffanculo i politici e uno vale uno. Un’altra volta la tracciamo sotto a “tutti-venduti” e dagli al giornalista. Basta spostare la riga e il gioco è fatto. Il progetto dei bagni non è firmato da qualche archistar internazionale. E se lo fosse stato, si sarebbe comunque preso gli insulti dei webeti. Ma se non ci fossimo giocati la credibilità un quarto di scivolone alla volta, forse oggi ci sarebbe almeno un ultimo giapponese sull’isola che, davanti a quelle toilettes, penserebbe: “Se il Comune così le ha fatte ci sarà qualcuno che si è chiesto come farle perché aveva le capacità e la credibilità di chiederselo”. Solo che è fatica accordare tutta questa fiducia quando, guai a dimenticarlo, si parla di un cantiere in ritardo già di sei mesi rispetto a una durata preventivata di un anno. Chi governa oggi dice che si è trovato la decisione già presa, chi governava allora si è fatto di nebbia, il nome del funzionario che ha detto belli quei bagni è un segreto di Stato e i cessi di piazza Kennedy restano senza padre e madre. Sia chiaro: li hanno installati nottetempo ma non sono atterrati da Marte all’insaputa di tutti (anche se il comunicato dell’ufficio stampa comunale privo di foto lascia dubitare che “occhio non vede, cuore non duole”). Qualcuno li ha approvati e visti prima di installarli. Se un iter c’è stato allora l’amministrazione in carica oggi avrebbe potuto bloccare tutto per tagliare con il passato oppure può difenderli e lasciarli dove stanno, come a voler dire che in quella cosa ci crede. Invece finirà che i cessi orfani verranno pure uccisi nella culla, sacrificati per mettere una pezza alla mancanza collettiva di credibilità.

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