venerdì
12 Dicembre 2025
Rubrica L'opinione

La scelta della scuola e le carte che cambiano in tavola

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Il ministro Valditara scrive alle famiglie e le scuole organizzano gli open day, è questo infatti il momento in cui i ragazzi e i genitori devono decidere in quale scuola iscriversi per il prossimo anno scolastico. Una scelta sempre complicata, oggi per molti ravennati più complicata che in passato. Sicuramente lo è per chi vorrebbe iscrivere i ragazzi al comprensivo Novello dove poche settimane fa è stato annunciato che l’elementare Mordani traslocherà nella sede della media Novello per lasciare spazio alla media Damiano, a partire da settembre 2027. Sarebbe bello sapere a questo punto come tutto questo verrà attuato: che lavori, per quanto tempo, come sarà organizzata l’annosa questione della viabilità. Perché di sicuro se c’è una cosa fastidiosa, è vedersi cambiare le carte in tavola dopo che si è già iscritti. Che è quello che capiterà, per esempio, agli studenti del liceo scientifico Oriani che solo un anno fa hanno scelto una scuola su sei giorni a settimana per mediamente cinque (pesanti) ore di lezione e ora si ritroveranno con sei ore al giorno spalmate su cinque giorni. E questo nonostante la maggioranza schiacciante delle famiglie si sia detta contraria e anche tra gli studenti i favorevoli fossero appena poco più della metà e non certo i due terzi (un voto che peraltro includeva gli studenti di quinta e quelli del corso che già oggi è a casa il sabato, ma pazienza). Le perplessità sollevate da più parti, incluso il consigliere comunale Ancisi, non sembrano per ora aver ricevuto risposta: come potranno i ragazzi seguire i tanti corsi pomeridiani e di recupero proposti dalla scuola con un’ora in meno a disposizione nel pomeriggio e una materia in più da preparare per quello successivo? Chi fa sport durante la settimana, come potrà conciliare le due attività? Perché ridurre la durata delle singole ore per poi doverle recuperare in corso d’anno? Siamo sicuri che in una scuola come quella sia la scelta didatticamente migliore? Ma anche, perché far ripetere una votazione ad appena due anni dalla precedente? Una scuola con il sabato a casa non dovrebbe prevedere una vera rimodulazione dell’orario, della didattica e dei carichi di lavoro? Tutte domande, al momento, pare, rimaste inevase. Potrebbero sembrare questioni interne alla scuola, ma quando la scuola conta oltre mille studenti su due sedi, forse, in effetti, potrebbe non essere male allargare lo sguardo.

Di certo sappiamo che nel caso Novello/Damiano c’è l’esigenza di ottimizzare i costi a fronte del cosiddetto “inverno demografico” e conseguente calo di iscrizioni, per l’Oriani (a parte il vantaggio da parte dei lavoratori di avere il sabato a casa, tanto che il personale Ata ha votato a favore al 100 percento…) forse ci sarebbe un risparmio sulle utenze, ragione per cui in alcune regioni le scuole sono già state tutte riorganizzate sui cinque giorni. Ma di fronte all’allarme giovani, disagio adolescenziale, calo delle competenze (vero o presunto che sia) siamo sicuri che non possa essere l’idea di risparmiare sul riscaldamento a guidare una scelta tanto impattante. O no?

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