Si può anche cambiare sulla strada del 2019…

In questi giorni hanno convocato una conferenza stampa in cui hanno elencato fino a duecento buoni motivi (che sarebbero poi cose concrete accadute in questi anni o che potrebbero accadere in futuro) per non fermarsi. Per continuare a tenere vivo, per usare le parole del coordinatore Cassani, lo spirito del 2019. Personalmente, sono convinto che sia così, che la strada da seguire sia questa e che sia stato fatto un bel lavoro da Cassani e dal suo staff, senza qui tornare sull’analisi dei motivi della sconfitta, almeno fino a che non leggeremo le motivazioni della giuria. Ora è il momento di guardare al futuro e convinto come sono che sia stato un ottimo progetto, costruito coinvolgendo energie nuove e operatori culturali votati al contemporaneo, sono anche convinto che una volta terminato il cosiddetto piano B, entro Natale, questo progetto vada riconsegnato nelle mani della politica, dell’assessorato alla Cultura in particolare, che dovrà portarlo avanti se ne sarà all’altezza. In un mondo ideale, dopo un percorso del genere, Cassani e i suoi ragazzi dovrebbero essere ringraziati e allo stesso tempo dovrebbero essere loro i primi a fare un passo indietro completato il compito (e non certo per la sconfitta, che non può essere considerata un fallimento). Mantenere in piedi una struttura esterna (come pare sia nelle ipotesi) per costruire un progetto culturale in un Comune come il nostro, ora che al massimo potrebbe arrivare mezzo milione di euro dal Governo per il contentino della Capitale italiana della cultura, rappresenterebbe una sconfitta della politica ravennate, oltre che un incredibile assist all’opposizione e al populismo già dilagante. La politica, piuttosto, dovrebbe cercare di sfruttare il lavoro di questi anni per operare scelte coraggiose in campo culturale, e non solo. Lo stesso Cassani dovrebbe farsi da parte, nonostante il contratto che lo lega al mandato del sindaco. E magari candidarsi alle primarie per fare il prossimo candidato sindaco, sperando che ci siano le primarie, tra l’altro. Ma sperando soprattutto che in ogni caso il prossimo sindaco volti pagina, nomini un vero assessore alla Cultura in grado di nuovo di decidere in totale autonomia senza figure ingombranti al suo fianco, e che continui allo stesso tempo a seguire la strada dell’innovazione e dell’apertura mentale – per citare sempre lo stesso Cassani – tracciata dal 2019. Perché altrimenti il rischio di veder crollare un sistema culturale variegato e dinamico costruito in questi due decenni sarà dietro l’angolo.

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