sabato
26 Luglio 2025
Rubrica L'opinione

Sicurezza in città? Intanto ecco cosa non fare

Questione complessa, per cui nessuno ha una ricetta pronta e universale. Magari si potrebbe iniziare a concordare su quello che di certo non va fatto

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Quasi peggio delle temperature percepite o meno, c’è il tema della sicurezza. E come anche i negazionisti del cambiamento climatico devono rassegnarsi al caldo e a eventi estremi, chi quasi di default ha sempre negato un allarme sicurezza a Ravenna, deve ora  ricredersi. Tanto che addirittura il sindaco lo ha ammesso, smentendo o quasi il suo vice nel giro di pochi giorni.

A fare paura in queste serate estive è una serie di fatti di cronaca che mescolano centro città e malamovida sui lidi e che vedono spesso al centro ragazzi giovani, talvolta di origine nordafricana, talvolta ospitati in strutture. In particolare l’accoltellamento di un ragazzino di 17 anni in pizza Duomo per mano di un coetaneo minore non accompagnato ha fatto, giustamente, scalpore.

Ora, la sicurezza e la gestione dei migranti, che qui si intrecciano, sono innanzitutto materie di competenza dello Stato e del governo di centrodestra che su questo ha fatto spesso molta propaganda: a loro spettano eventuali rimpatri e misure coercitive.

Il Comune può fare la sua parte, forse più che con i vigili urbani, con progetti di inclusione sul territorio. Ma animare le strade e le piazze, come in campagna elettorale suggerivano più o meno tutti, rischia di non bastare più e di limitarsi ad allontanare e spostare la questione ai margini. Qui abbiamo un problema generale con tanti ragazzi che soffrono di un disagio diffuso, che in alcuni casi si sovrappone al disagio sociale, psicologico, abitativo.

Come intervenire in termini di prevenzione su chi spesso ha ben poco da perdere o è convinto di  aver ben poco da perdere? Come prima e più di prima, bisognerebbe sapersi occupare da un lato di giovani e dall’altro di accoglienza. E questo perché è utile a tutti, non solo a chi viene accolto. Tanti comportamenti devianti che vediamo non sono affatto il “frutto di una politica delle porte spalancate” (che peraltro in Italia non c’è mai stata), ma forse piuttosto l’effetto di una serie di tagli ai servizi e di un sistema anche economico che sembra divaricare le differenze invece di avvicinarle.

Questione complessa, si diceva, per cui nessuno ha una ricetta pronta e universale. Invece potrebbe essere semplice concordare tutti, dai rappresentanti delle istituzioni ai comuni cittadini, su quello che di certo non va fatto perché potrebbe essere dannoso oltreché inutile. La prima cosa da evitare, come sempre, sono le generalizzazioni: Ravenna è abitata da centinaia di bravissimi ragazzini di origine straniera che non devono subire uno stigma; la seconda cosa da schivare è ritrovarsi con uno o più giustizieri decisi a sostituirsi alle forze dell’ordine, pronti a scendere in strada rischiando di fatto di soffiare su un fuoco che dovremmo tutti invece contribuire a spegnere.

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