Tempo per tutelare e per liberalizzare

Fausto PiazzaSono passati sei mesi dalle elezioni ammministrative e a questo punto mi permetto di esprimere due commenti sui cambiamenti di indirizzo (la tanto decantata discontinuità rispetto al precedente attendismo) intrapresi dal governo della città guidato dal sindaco De Pascale. Beh, alcuni segnali di novità, anche tosti, si intravedono e questo fa ben sperare. Mi voglio soffermare in particolare sull’ordinanza orientata ad un’ampia e netta liberalizzazione delle attività degli stabilimenti balneari. Dei particolari di questa “apertura” e delle critiche che ha suscitato un risorgente quanto sterile contrasto fra paese e spiaggia, se ne parla nelle pagine seguenti. L’ordinanza, a mio parere, ha una sua ragione emergenziale: scuotere con un po’ di adrenalina un trend turistico asmatico se non proprio moribondo, incentivando l’unica dimensione – in capo a iniziative e servizi per i vacanzieri – che per ora è l’unica ancora capace di attrarre un po’ di turisti extraurbani e di sviluppare qualche investimento. Il resto – i paesi del litorale – sono illanguiditi fra mediocri iniziative di pessimo gusto e stolte speculazioni immobiliari (ancora oggi è sconcertante quella catastrofe chiamata Marinara) che richiederanno anni e anni, con progetti organici e differenziati per vocazione, se li si vuole sanare. Solo stimoli della parte ancora vitale dei nove lidi possono avere qualche speranza di rianimare quel che c’è intorno.
Altra questione, che invece mi vede perplesso, è la scelta del Comune di rinnovare vari ruoli dirigenziali con bandi pubblici per incarichi a termine. Il tempo previsto per la Biblioteca Classense è di appena tre anni, con eventuale proroga fino a fine legislatura. Per certi incarichi – dal comando della PM allo sportello edilizio – la prassi di “rotazione” periodica del ruolo ha una sua logica prudenziale, meno per la cura della più antica e importante istituzione culturale ravennate. Ci si aspettava un concorso europeo con tutti i crismi o una nomina per “chiara fama”, mentre così avremo un direttore parificato ad un amministratore o a un burocrate. Si sperava in un intellettuale, esperto di biblioteconomia e archivi, magari anche animatore culturale. Indirettamente, lo suggerisce in un magnifico articolo sul “Corriere della Sera” lo scrittore Claudio Magris che evoca una visita alla Classense – grazie alla guida del grande direttore Manara Valgi­migli – immaginandola  come una straordinaria foresta e labirinto di libri e di saperi inesausti. Chi vincerà il bando, mi chiedo, come potrà mai introdursi in quei secolari meandri e gestire quel patrimonio nel misero tempo che avrà a disposizione?

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