Turismo d’arte, ma davvero vogliamo crescere ancora?

La Provincia di Ravenna è ad alto rischio di sovraffollamento turistico, con risvolti negativi sulla qualità della vita dei residenti, sull’ambiente e sulla stessa esperienza turistica. Lo dice un’indagine di Demoskopika svolta per Ansa. Cinque i principali criteri: densità turistica, densità ricettiva, intensità turistica, occupazione delle strutture e quota di rifiuti generati. C’è ovviamente chi è messo peggio, ma il segnale non è da sottovalutare.

Del resto ci è stato ripetuto come un mantra, il turismo è il “petrolio d’Italia”, un settore economico imprescindibile. E come il “petrolio”, forse come ogni settore economico imprescindibile nel nostro modello di sviluppo, il turismo porta con sé enormi problemi innanzitutto di sostenibilità che sono stati per anni sottovalutati e non considerati. Ora finalmente il tema è diventato di dominio pubblico perché intere capitali si sono ritrovate spopolate dei residenti per numerose ragioni. Oppure hanno visto spopolarsi il centro storico, spezzando così il legame quotidiano dei suoi abitanti con la propria storia. Anche per questo mantenere attività amministrative, luoghi di lavoro non legati al turismo, in centro storico resta fondamentale, per esempio. Oltre a mantenerci i residenti a risiedere. Perché una città di soli turisti non può vivere. E rischia anche, paradossalmente, di non essere più attrattiva nemmeno per tanti turisti.

A Ravenna di tutto questo non si sente parlare, di fronte ai numeri record più recenti della città sentiamo l’amministrazione dire che possiamo crescere ancora, che dobbiamo crescere ancora, ed è del resto quello che hanno sempre promesso tutti in campagna elettorale. Ma siamo ancora così sicuri che sia il futuro più auspicabile per la città d’arte?

Peraltro il settore del turismo fatica a trovare personale perché, sembra, non particolarmente attrattivo per tanti giovani date le paghe basse, gli orari e la stagionalità. E rischia di non generare nemmeno posti di lavoro qualificati per trattenere i giovani cervelli che da una città di provincia rischiano di fuggire sempre in maggior numero perché qui non trovano impieghi adeguati ai loro profili (e visto che il lavoro da remoto sembra non aver lasciato l’impronta che si poteva sperare dopo l’emergenza Covid). E, va da sé, non è nemmeno un settore in grado di attrarre nuovi residenti in una città che, nonostante si vedano cantieri per il residenziale ovunque e crescano i centri commerciali nelle periferie, sta in realtà assistendo a un calo della popolazione. Il turismo nelle città dove non ha avuto un freno e una guida, ha accelerato questo processo. Forse è ora di iniziare a ragionarci davvero, non è prematuro. Guardamioci attorno, è un destino segnato: anche Ravenna, proprio perché ancora non è troppo turistica, rischia di diventarlo in fretta. In un mondo malato di overtourism la ricerca della scelta “alternativa” è già oggi pratica diffusa. Discorso molto diverso si potrebbe fare per i lidi, naturalmente. Ma lì abbiamo deciso di farci un rigassificatore…

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