Una storia triste in cui tutti hanno ragione

Andrea AlberiziaNon è possibile vivere al quarto piano con un figlio disabile di 13 anni costretto su una carrozzina  troppo larga per entrare nell’ascensore (ma necessaria di quella dimensione per reggere la crescita del ragazzino). Vuol dire portarlo su e giù in braccio. Uno sforzo che riesce a fare il padre ma non la madre o la nonna. Per un paio di settimane la famiglia di Josh è andata avanti così. Poi l’unica soluzione è stata lasciare l’appartamento di proprietà per andare in affitto al piano terra nella stessa palazzina di via Gulli, nel quartiere Darsena a Ravenna. È questo l’epilogo amaro arrivato all’inizio di aprile della vicenda che vi avevamo raccontato su R&D del 26 marzo.
Nel condominio la famiglia vive dal 2000, con buoni rapporti di vicinato. Fino a tre anni fa era rimasta al primo piano in affitto: per superare i pochi gradini che conducono all’ascensore installarono un montascale spendendo 8mila euro senza chiedere la partecipazione dei condomini perché serviva solo a loro. Poi nel 2011 la madre di Josh ha ereditato dagli zii un appartamento al quarto piano e la famiglia ha traslocato per risparmiare le spese dell’affitto.
A gennaio del 2012, quando ancora utilizzavano un sedia più piccola che riusciva a entrare nell’ascensore ma già sapevano che presto avrebbero dovuto necessariamente sostituirla, presentarono all’assemblea condominiale la proposta di modificare l’ascensore spartendo le spese di 30mila euro e contando su un contributo pubblico di circa 6mila euro. Proposero la spartizione immaginando che l’intervento, per quanto dettato da un’esigenza specifica, potesse essere anche una miglioria dello stabile a servizio di tutti. Su dodici condomini erano presenti in dieci, alla votazione uno si è astenuto e otto hanno votato contro l’ipotesi della partecipazione alle spese. Tutto quindi doveva essere a carico della famiglia. Che ha temporeggiato fin quando la sostituzione della carrozzina non ha più permesso di attendere. Ma la famiglia di Josh non può affrontare una spesa così grande da sola. L’unica soluzione rimasta è stato il cambio di appartamento.
Nessuna legge impone ai condomini di sobbarcarsi una quota di spese per questo intervento (inoltre la conformazione del condominio permetterebbe di allargare l’ascensore ma non abbastanza per mettersi a norma con le leggi). E chiedere di spartire 30mila euro perché poi sarà a servizio di tutti è banale buon senso. È una storia in cui tutti hanno le proprie legittime ragioni eppure resta una sensazione di amarezza.

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