Uno (straccio) di idea di città

Fausto PiazzaÈ durante gli studi universitari che ho scoperto la disciplina dell’urbanistica. Mi ricordo vivido un seminario alla Facoltà di Filosofia di Bologna intitolato “Un’idea di città”. Ecco, quel concetto mi è rimasto impresso e l’ho coltivato anche nella professione giornalistica. Per questo ho sempre insistito, cercando di convincere anche i miei colleghi, che andava indagato il dispiegarsi della pianificazione urbanistica – per quanto complicata e occultata – nelle influenze che subiva dalla politica e dalle lobby economiche. Visto che si tratta di compensare rendite fondiarie, cioè il valore di un terreno e magari, sul piano dei servizi, anche il valore di zone già edificate, ho capito che gli strumenti urbanistici di un Comune potevano favorire qualcuno e fregarsene di altri, discriminare appartenenze sociali, mettendo peraltro un’ipoteca sulle generazioni future. Una responsabilità da far tremare i polsi ma che non sempre  ha perseguito, come vorrebbe l’esercizio di equità amministrativa di una comunità, l’equilibrio ideale.
Ravenna vanta regole urbanistiche fin dal dopoguerra ma ciò non ha impedito che la città sia stata corrotta e umiliata da speculazioni edilizie da cui abbiamo ereditato migliaia di spazi abitativi invenduti in aree un tempo “vergini” e ampi spazi riconvertivibili a rischio di degrado (Darsena di città ma non solo). A cambiare verso pare la nuova legge regionale in proposito – oggi al vaglio per emendamenti e varianti da parte di istituzioni locali, associazioni e professionisti del campo – che si prefigge sostanzialmente di ridurre al 3% il consumo di suolo vergine, peraltro limitandolo all’insediamento di attività produttive, residenze a scopo sociale e progetti anche privati ma di rigenerazione di edifici esistenti. La normativa che punta giustamente al futuro (2050 circa), una volta approvata, non solo limiterebbe al massimo il consumo di territorio come regola fondante ma andrebbe a superare anche obsoleti strumenti urbanistici dei Comuni (Psc e Rue) per indirizzare gli enti locali a ideare una specifica pianificazione complessiva – sorta di rinnovato Piano Regolatore – governata da pù semplici, flessibili ed efficienti strumenti applicativi che consentano una certa e spedita realizzazione di progetti conformi. La filosofia di fondo sarebbe: «Ecco cosa non si può fare, tutto il resto è possibile». Punti fermi, senza altre prescrizioni. Un bel passo avanti. Ecco quello che ci chiediamo di fronte a questi innovativi indirizzi: qual è l’idea di città del sindaco De Pascale e della sua giunta, ma anche dei dirigenti degli uffici comunali di settore che oggi determinano il che fare? Tema vasto, di cui riparleremo.

Ravvena&Dintorni: l'editoriale
EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
CENTRALE LATTE CESENA BILLB LATTE 25 04 – 01 05 24
NATURASI BILLB SEMI CECI FAGIOLI 19 – 28 04 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24