Una volta si diceva “patti chiari”

Calcio e basket vietati, il ballo in discoteca permesso. Concerti solo da seduti, ma per le chiacchiere in spiaggia pare non ci siano grossi problemi. In un’auto da cinque bisogna starci massimo in quattro se non si è conviventi, ma sui treni regionali i sedili possono essere tutti occupati. Se si va dal parrucchiere ci si sente in fase 2 e al bar invece, ora che si possono anche leggere i giornali e usare le carte, si è in fase 4. E però i ragazzi in spiaggia sono in regola con il racchettone ma non possono sedersi in due su un lettino. I bambini che non potrebbero giocare in più di quattro o cinque sui giochi. E più si va avanti con l’elenco, più il condizionale si fa d’obbligo e il confine tra lecito, illecito e consentito sfuma.

In questa fase post Covid in cui l’economia è da rilanciare a tutti i costi e Paolo Cevoli pubblicizza la Romagna come il sorriso dell’Italia, non si può più dar troppo peso alle mascherine. Perché in fondo dietro una mascherina, il sorriso, nemmeno si vede. Ed ecco allora che la percezione è quella di una serie di misure che sarebbe bene prendere, ma che poi insomma, in fondo è lo stesso.
Dalle multe salatissime ai poveri runner o a chi portava il cane a passeggio fuori dal raggio dei 200 metri, siamo passati a uno stato di “semilibertà assoluta”. Dove siamo, però, tutti sotto una spada di Damocle. Trattati come bambini un po’ turbolenti che non devono passare il segno, anche se il segno non si capisce nemmeno più dove sia.

Vale per i singoli cittadini adulti ed elettori, vale per gli adolescenti (i cui genitori quindi rischiano multe doppie), vale per gli esercenti a cui viene chiesto di assumere, lavorare, fatturare e anche far rispettare norme che si sovrappongono tra Stato, Regione e Comune in modo non sempre coerente. Non sappiamo come e dove riaprire le scuole, ma abbiamo in ballo una Notte Rosa lunga una settimana ad agosto. Bonaccini del resto tuona che “bisogna lasciar ripartire il Nord”.

Ora, in effetti è vero che nella nostra provincia il virus al momento se ne sta confinato tra i braccianti che arrivano dall’altra parte del mondo, dalla miseria, per lavorare nelle nostre campagne dove abbiamo bisogno di braccia (che servono anche quelle per far ripartire il Nord). Del resto, che fosse un virus classista si era visto da subito. E sembra in effetti un po’ che puntiamo su quello: i braccianti dal Bangladesh mica vanno alle apericene. Il tempo libero è quindi esente dal virus. Speriamo.

Ma speriamo anche che insieme al Covid scompaia al più presto questo limbo a cui non dobbiamo abituarci. In cui si è guardati come “secchioni” se si rispettano le regole e in cui si può essere multati in ogni istante quando non si rispettano. O forse no. Insomma, sarebbe bello tornare a essere cittadini che con il proprio Stato e tra loro hanno stretto i celeberrimi “patti chiari”.

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