Il geologo: «Servivano limiti all’edilizia sulla riva del mare dove c’è subsidenza»

Le riflessioni di Baroncioni, consigliere regionale dell’ordine, dopo le mareggiate che hanno mandato sott’acqua i lidi ravennati

«Sulla costa paghiamo le scelte poco felici degli anni passati. Nella pianificazione urbanistica ci si poteva limitare: l’albergo sulla spiaggia è bellissimo ma si sa che prima o poi il mare arriva». La riflessione è di chi studia la Terra e le sue trasformazioni per mestiere, il geologo Rodolfo Baroncioni, membro del consiglio dell’ordine regionale della categoria. La mareggiata del 6 febbraio, per quanto di una portata eccezionale testimoniata dagli annali, ha dovuto mangiare poca spiaggia per trovare i primi edifici di certe località costiere come Lido Adriano o Lido di Savio, uno dei punti più battuti: edifici figli del boom edilizio degli anni Sessanta (Lido Adriano ha festeggiato i 50 anni della sua nascità nel 2014).

«Bisogna essere onesti e riconoscere che oggi vediamo il lato peggiore di quella espansione edilizia ma a quel tempo è stata una fonte di benessere con il traino del turismo che per i territori di costa è una risorsa fondamentale». L’economia era in espansione e il mattone dettava legge: «Si è costruito ovunque al punto che ora diventa difficile correggere le scelte pianificate in anni passati». Ma ora c’è da fare i conti con un mondo del tutto diverso: «Prima di tutto ci sono i cambiamenti climatici e poi i cambiamenti nella conformazione del territorio».

Le misurazioni attestano l’abbassamento del suolo a velocità variabili ma concrete: «La subsidenza non è un’opinione, è un fatto. Sulle cause si possono fare molte ipotesi che vanno prese con cautela ma resta il fatto che la terra si abbassa e il mare ha più facilità a entrare nei paesi di costa. Si può rallentare ma non arrestare, se non altro perché essendo una costa giovane il terreno si compata anche sotto il suo stesso peso e si abbassa». A cambiare non è solo il clima ma anche le tecniche dell’uomo nelle sue attività: «Nei campi coltivati stanno sparendo i fossi perché si utilizzano i tubi drenanti sotto terra, ma questo riduce la capacità di raccolta delle acque e si creano problemi».

E allora che si fa? Si attende il prossimo allagamento? «Dare autorizzazioni per costruire case ovunque poi rappresenta un problema. Ormai su questo fronte non c’è più spazio da edificare in certe località e si è risolto il problema così. Nella pianificazione futura almeno è pensabile, e a dire il vero dovrebbe esserlo già da qualche anno, imporre regole nuove e diverse in modo che quando si fanno modifiche alle strutture si debba aggiornare tutto cercando di essere pronti a fronteggiare i problemi». E poi metterci una pezza sapendo che si tratta a volte solo di tamponi: «Il ripascimento è utile a protezione della costa ma si sa che ogni anno va rifatto e costa risorse».

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