«La manifestazione di accanimento contro il mio film organizzata dall’Anpi è stato un fallimento. La proiezione del film “Il segreto di Italia” al cinema Mariani è stata un successo strepitoso con la sala gremita. Per questo, a richiesta del pubblico, giovedì prossimo si replica». Esulta trionfante Antonello Belluco, regista del film che ricostruisce l’eccidio compiuto dai partigiani nel 1945 a Codevigo e al centro di polemiche a Ravenna con l’iniziativa organizzata da Anpi e associazione culturale Ravenna Cinema che hanno proiettato al cinema Corso la pellicola “L’uomo che verrà” dedicata alla strage di Marzabotto. Ma a proposito del fallimento della serata targata Anpi gli organizzatori parlano di sala piena con circa 180 persone (ingresso libero).
Alla vigilia della serata Belluco aveva teso la mano verso l’altra parte offrendosi di partecipare come ospite se non si fosse scelto volontariamente la contemporaneità degli eventi «ma naturalmente – dice Belluco – il confronto non faceva comodo. Lì si proiettava il film del regista Giorgio Diritti sui terribili fatti di Marzabotto. Mi spiace sinceramente per Diritti che stimo e che ho apprezzato ma la contro manifestazione è stata un fallimento».
Belluco abbandona i toni concilianti mostrati nei giorni precedenti alle proiezioni e affonda il colpo celebrando la serata andata in scena nella sala gestita dall’associazione “Cinema in centro” all’interno del Mariani Lifestyle di via Ponte Marino (come annunciato alla vigilia dal titolare del cinema, entrambe le proiezioni previste hanno fatto il tutto esaurito in una sala da un centinaio di posti): «L’unica arma che ai giorni nostri sembra rimasta nelle mani dell’Anpi è quella della denigrazione così i loro dirigenti, ridotti oggi ad improvvisarsi critici cinematografici, giocano alla guerra contro il mio film. La loro battaglia? Dicono che il film è innanzi tutto brutto; e più lo dicono e più nelle sale dove si proietta il consenso si manifesta forte. La gente applaude, si congratula e si disinteressa soprattutto e totalmente di quello che dice l’Anpi sul film Questi eroi dei giorni nostri, se proprio non hanno il coraggio di condannare gli orrori, volutamente nascosti da chi li ha preceduti portandosi i segreti nella tomba, dovrebbero almeno tacere. Dopo 70 anni di miliardi di contributi, avuti alle spalle dei contribuenti italiani, l’Anpi dovrebbe aver capito che in Italia la gente non vuole più parole, la gente vuole aprire gli armadi, c’è bisogno di aria pulita e soprattutto di Luce (scritto proprio con la maiuscola, ndr)».