Il 56enne Secondo Merendi accusato dell’omicidio di Pia Rossini Disoccupato, alle spalle due matrimoni e vecchi debiti di gioco
Le indagini condotte dai carabinieri (nucleo investigativo e compagnia di Lugo) hanno portato alla luce un rapporto madre-figlio diverso da quello conosciuto all’esterno delle mura familiari. I conoscenti infatti li avevano descritti come molto uniti e in sintonia. In realtà tra i due la convivenza era ricominciata da qualche tempo per cause di forza maggiore e ben presto erano emersi attriti. L’uomo era tornato a vivere a casa dell’anziana madre dopo la separazione dalla seconda moglie: disoccupato, viveva grazie alle disponibilità economiche della donna con cui pagava anche gli alimenti ai due figli del secondo matrimonio. Un assegno di mantenimento da 500 euro al mese ma dall’estate 2014 aveva smesso di versare la cifra. Quando la madre ne è venuta a conoscenza sono cominciati i dissidi.
Gli accertamenti della procura hanno stabilito che l’uomo aveva libero accesso ai conti correnti della donna, uno in banca e uno in posta, e ogni mese pochi giorni dopo l’accredito delle pensioni prelevava il denaro. L’ipotesi che le somme poi finissero nel gioco d’azzardo è legata a un passato in cui l’uomo ha avuto gravi problemi di ludopatia.
È stato Secondo ha dare l’allarme dicendo di aver trovato la donna morta a terra in cucina quando era rincasato. Per poco si è anche ipotizzato fosse trattato di un gesto volontario della donna ma presto erano emerse tutte le incompatibilità con l’ipotesi del suicidio, prima fra tutte la mancanza di segni sulle mani della donna che potessero confermare lo strangolamento. La mancanza di segni di effrazione sulla porta hanno spinto le indagini aperte per omicidio contro ignoti verso il giro delle conoscenze più intime della donna, conosciuta per la sua radicata diffidenza verso gli estranei e quindi difficile credere che potesse aver aperto a uno sconosciuto. Il figlio, ascoltato dagli investigatori sin dalle prime battute come persona informata, non ha quindi saputo indicare altri possibili autori del gesto. A suo carico inoltre il procuratore capo Alessandro Mancini, che ha seguito le indagini con il sostituto Stefano Stargiotti, ritiene vi possano essere presto anche gli elementi raccolti dai Ris di Parma nell’abitazione.