Elezioni, candidato Pd: Liverani in pole ma senza certezze. Rebus primarie

L’assessore in giunta da gennaio sembra il favorito per la corsa al dopo Matteucci. Ma restano dubbi sul metodo di scelta

Un nome favorito c’è, ma ancora non si può dire con certezza se sarà il candidato designato del Pd per il dopo Matteucci, nel 2016.

Il favorito. Enrico Liverani, attuale assessore nella giunta Matteucci (il che, per alcuni, non necessariamente è un punto a suo favore), volto nuovo della politica (ha sostituito Corsini a gennaio 2015), nemmeno quarantenne, ex Funzione pubblica della Cgil: è lui il favorito. Su di lui sembrerebbe convergere l’approvazione dei cosidetti “piani alti”, delle stanze dei bottoni o almeno di buona parte di quelle. Il punto è che, come dicono alcuni bene informati, “lascia scoperti ampi spazi del partito”, senza contare che il fatto di essere un volto nuovo ovviamente implica anche quello di essere piuttosto sconosciuto.

Il metodo. Primarie o no? Questo è un rebus non da poco e determinante. Perché se su Liverani non convergeranno le anime del partito e qualcuno si prensentasse alle primarie allora si rischierebbe una corsa vera, con esiti non prevedibili a tavolino. Tra gli sfidanti, oltre a qualche nome di minoranze di sinistra come gli ex civatiani, ci potrebbe essere il giovane Giacomo Costantini sostenuto da chi lo considera un candidato più capace di parlare anche a elettori al di fuori del perimetro classico del Pd. Pare invece improbabile che un altro dei nomi forti di questi mesi, Alberto Cassani, possa scendere in campo per sfidare l’ex sindacalista nelle primarie. Resta da vedere inoltre, dettaglio non secondario, cosa farebbero i cattolici del partito. Insomma, le primarie potrebbero aprire scenari quanto mai incerti. Ma per evitarle ci vorrebbe un nome forte in grado di unire. Anche se non manca chi continua a credere che le primarie debbano comunque farsi a “tutti i costi”.

La soluzione politica. C’è da scommettere che lo ribadirà a breve, ma l’ha già detto: Michele De Pascale, cervese, non sarà comunque candidato a sindaco di Ravenna dove non vive e non ha mai ricoperto ruoli amministrativi: sembra dunque scartata l’opzione segretario in versione deus ex machina che pure qualcuno auspica.

L’esterno. Nel frattempo, l’ex prefetto Fulvio Della Rocca, da qualcuno nel Pd visto come un’ipotesi alquanto allettante, ha fatto sapere di non essere mai stato contattato da nessuno, di essere disponibile a ragionare con chi eventualmente lo chiamasse, senza però dirsi pronto alla candidatura. Ma dentro il Pd le resistenze restano, e da più parti.

La prospettiva. Se non ci dovessero essere le primarie e Liverani fosse il candidato del Pd la situazione per lui non sarebbe comunque semplice poiché si troverebbe a gestire una campagna elettorale complessa senza l’appoggio convinto di tutto il partito. Meglio forse sarebbe dunque anche per lui l’avallo del voto in un confronto vero (non con candidati debolissimi o di facciata), il cui esito tuttavia non è scontato. Ma qualcuno nel Pd avrà davvero lo slancio per chiedere primarie di partito e candidarsi nel caso la proposta non venisse dalla segreteria? O uscirà dal cilindro il nome perfetto dopo che già sono usciti senza grandi esiti, tra gli altri, quelli di Filippo Brandolini, Carlo Pezzi, Gianluca Dradi, Massimo Cameliani, Livia Molducci, Giorgio Graziani, Giovanni Monti, Massimo Mazzavillani oltre a esterni, indipendenti e altre ipotesi suggestive? Intanto inizia la festa provinciale del Pd, l’ultima prima delle amministrative, chissà che non riservi sorprese. (fe.an.)

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