Storie di veri delitti imperfetti nelle cronache di Raggi e Galeati

Una raccolta di vicende nere narrate dai giornalisti del Carlino che seguirono le indagini. La presentazione il 21 al Caffè Letterario. 

Libro Delitti (im)perfettiIl delitto perfetto non è quello in cui l’assassino è il machiavellico tessitore di un piano diabolico, ma sono quelli in cui a causa dei mezzi limitati o di errori umani, il crimine rimane irrisolto. Questa è la teoria di due noti cronisti di nera ravennati, Nevio Galeati e Carlo Raggi, autori di Delitti (im)perfetti. Il volume (pubblicato da PaGiNe Edizioni) che rievoca una serie di storie nere e delle conseguenti indagini avvenute nell’arco di alcuni decenni nella provincia ravennate sarà presentato lunedì 21 settembre, alle 18.30, al Caffè Letterario di Ravenna (via Diaz) per il festival “GialloLuna NeroNotte“.

Nevio come è nata l’idea di questo libro che raccoglie 25 casi irrisolti di omicidi ravennati?
«Tutto è partito dalla rubrica tenuta su “Ravenna&Dintorni“ nel 2011. Avevo deciso di trattare solo delitti eclatanti le cui sentenze erano già passate in giudicato, per evitare problemi. I lettori hanno reagito bene e così mi è venuta l’idea di raccontare i delitti che erano rimasti irrisolti, o perché non si era capito chi fosse l’assassino o, più spesso, perché la magistratura non aveva abbastanza elementi per arrestare il sospettato. Per arricchire il lavoro ho chiesto aiuto all’unico vero grande cronista di nera di Ravenna: Carlo Raggi. Il babbo di tutti i cronisti di giudiziaria della zona».

Da direttore del festival “GialloLuna NeroNotte“ sei diventato un grande esperto di gialli, a quali maestri ti sei ispirato per questo libro?
«Abbiamo scelto lo stile del giornalismo di una volta, senza fronzoli e senza avverbi. Come insegnava un vecchio caporedattore: “Le frasi nei giornali devono essere: soggetto, predicato e complemento oggetto. Se vuoi mettere un aggettivo, prima me lo chiedi. Per gli avverbi ne riparliamo l’anno prossimo”».

Sono storie che voi avevate seguito sul campo?
«Sì, sono quasi tutti morti che abbiamo visto in persona, a volte prima della polizia. Come il caso di una commessa della Coop trovata morta nella ghiacciaia a Zagonara di Lugo. Arrivarono dal marito i giornalisti prima della polizia, salvo poi scoprire che era lui l’assassino».

Nevio GaleatiNel libro scrivete che spesso i casi rimangono irrisolti non per bravura dell’assassino, ma per errori nelle indagini…
«Una volta il figlio accusò il padre di aver tagliato a pezzi la madre, e di averla gettata nell’inceneritore. Una lettera anonima informò la polizia che il corpo della donna si trovava sulla riva dei Fiumi Uniti. Lo cercarono, ma non fu trovato. Un anno dopo, casualmente fu ritrovato uno scheletro, proprio sull’argine del fiume. Lo avevano cercato sul lato sbagliato…».

Come è cambiato oggi il lavoro di cronista rispetto a un tempo?
«All’epoca prendevamo freddo a girare continuamente su e giù e i giudici non volevano sapere di parlare con noi. Adesso invece i magistrati parlano volentieri con la stampa».

E voi, siete mai stati indagati?
«Sì, abbiamo avuto un processo per aver violato il segreto istruttorio, ma poi ci assolsero subito».

Com’è trovarsi viso a viso con un assassino?
«A vederli sembrano persone normalissime. Una volta incontrai uno che aveva ucciso una persona dopo aver avuto un attacco di ira, per ragioni di soldi. Il giorno dopo sembrava una persona molto tranquilla…».

Chiunque quindi potrebbe essere un potenziale assassino?
«Dipende da cosa succede nella vita e da come si reagisce. A volte ti taglia la strada uno che è passato col rosso e ti trovi a gridargli dietro. Altri reagiscono ancora peggio. Ci sono persone che perdono la testa, ma finché non accade, non diresti mai che sono dei potenziali assassini».

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