Via al dragaggio all’entrata del porto Ma ancora frecciate tra Ap e Comune

Sindaco e vicesindaco annunciano la rimozione del dosso causato dalle mareggiate e attirano le precisazioni del presidente dell’Autorità

Sono cominciati il 28 ottobre, e dovrebbero concludersi entro fine anno salvo avverse condizioni meteo, i lavori di dragaggio sul fondale all’imboccatura del porto di Ravenna per la rimozione del dosso formatosi con le mareggiate di febbraio e causa di un’ordinanza della capitaneria di porto che limitava l’ingresso per le navi di un certo pescaggio solo in presenza di alta marea. La dittà “La Dragaggi” di Marghera, vincitrice del bando pubblico con un ribasso del 47 percento che equivale a 1,13 milioni di euro, è autorizzata per dragare 160mila metri cubi di materiale che verrà portato al largo in aree di pertinenza dell’Autorità portuale destinate a questo scopo.

Ma anche attorno a questo intervento si è consumata l’ennesima frizione di una lenta guerra di logoramento che contrappone il Comune e l’Autorità portuale, ormai apertamente in rotta di collisione dopo lo scontro plateale a seguito della riunione del comitato portuale del 21 ottobre (vedi gli articoli correlati). È stata l’amministrazione comunale, con una nota firmata da sindaco Fabrizio Matteucci e vicesindaco Giannantonio Mingozzi, a dare il via al duello a distanza annunciando la partenza delle opere: «Nei colloqui con il presidente dell’Autorità portuale abbiamo convenuto di assumere le iniziative necessarie per fare in modo che, nel caso si ripetessero eventi del genere, sia attiva una procedura più rapida per queste operazioni di manutenzione indispensabili alla funzionalità del nostro porto».

La replica di Galliano Di Marco, numero uno di via Antico Squero, ha tardato appena 24 ore: «Ringrazio sindaco e vicesindaco per aver ricordato l’avvio dei lavori per i quali questa Autorità, a cui spetta l’esclusiva competenza su tali interventi, ha operato, con le proprie risorse, sia umane che economiche, in modo serrato e sollecito negli ultimi mesi, nel rigoroso rispetto delle procedure di legge, per addivenire in tempi rapidi all’affidamento del contratto di appalto. Come già in precedenti occasioni questa Autorità portuale ha avuto modo di precisare, non vi erano le condizioni per procedere con la somma urgenza, in quanto tale procedura è applicabile solo qualora sia necessario fronteggiare eventi che pregiudicano e mettono in pericolo l’incolumità delle persone». Di Marco ci tiene a precisare che «non ho avuto occasione di incontrare il sindaco dalla data dell’ultimo comitato portuale» ma condivide «la preoccupazione delle istituzioni locali di approntare apposite procedure più rapide per far fronte a tali eventi, e a tal proposito auspico che, anche grazie all’autorevolezza dello stesso sindaco di Ravenna, possano essere rappresentate tali istanze al Governo e al Parlamento, che lavorano in queste settimane al nuovo testo della legge in materia di appalti pubblici».

Archiviato l’ennesimo bisticcio fra istituzioni, i cui massimi dirigenti sono in procinto di chiudere le proprie esperienze (sia il mandato del sindaco che quello del presidente Ap scadranno in primavera), Di Marco ha voluto mettere in fila un po’ di numeri e precisazioni sui dragaggi in avamporto che, vale la pena ricordarlo, nulla hanno a che fare con il tanto discusso Progettone per il dragaggio dei fondali lungo il canale. «La conferenza dei servizi ha autorizzato, sulla base dei rilievi e delle analisi disponibili a marzo 2015, il dragaggio di 160mila mc. Ap ha però previsto in contratto, con l’intento di portarsi avanti rispetto ai possibili futuri insabbiamenti, la possibilità di dragare fino a circa 220mila mc. Naturalmente, per fare ciò, sarà necessaria una seconda conferenza dei servizi, che convocherò per la seconda settimana di novembre, nella quale gli enti competenti dovranno autorizzare gli ulteriori 60mila. Desidero sottolineare, infine, che l’Autorità Portuale di Ravenna, nel 2014 e, per la prima volta nella sua storia, ha fatto caratterizzare le due aree demaniali in alto mare iniziando una procedura di immersione a mare che è stata emulata da varie Autorità Portuali, per il suo carattere di eccezionalità».

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