Strangolata in casa, la procura vuole processare il figlio: omicidio premeditato

Il 56enne dilapidava i 1.500 euro di pensione mensile della 81enne Lite dalla richiesta di chiarimenti: uccisa con la cintura dell’accappatoio

«La firma dell’assassino sta nella cintura dell’accappatoio» attorno al collo della donna strangolata e gli accertamenti dei carabinieri del Ris di Parma dicono che il figlio è l’unico ad averla maneggiata. Con un «quadro indiziario probatorio solido» fatto di »elementi robusti», la procura di Ravenna chiederà il rinvio a giudizio per il 56enne Secondo Merendi: l’accusa, forte di indagini tecniche e testimonianze di una settantina di persone, è convinta che abbia ucciso l’81enne Pia Rossini il 14 aprile scorso nella sua abitazione a Barbiano di Cotignola dove l’uomo era tornato a vivere da qualche tempo. Ieri, 9 novembre, l’indagato ha ricevuto l’avviso di conclusione indagini: omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione e simulazione di reato per aver inscenato una finta rapina come tentativo di depistaggio.

Il movente starebbe nelle difficoltà economiche dell’uomo che avrebbe dilapidato le risorse dell’anziana, rimasta all’oscuro per lungo tempo. Le indagini condotte dai carabinieri (nucleo investigativo e compagnia di Lugo) hanno portato alla luce un rapporto madre-figlio diverso da quello conosciuto all’esterno delle mura familiari. I conoscenti infatti li avevano descritti come molto uniti e in sintonia. La convivenza era ricominciata da qualche tempo per cause di forza maggiore e ben presto erano emersi attriti. L’uomo era tornato a vivere a casa dell’anziana madre dopo la separazione dalla seconda moglie: disoccupato, viveva grazie alle disponibilità economiche della donna (1.500 euro mensili per la reversibilità delle pensioni dei due mariti deceduti e un tesoretto accantonato da un’eredità) con cui pagava anche gli alimenti ai due figli del secondo matrimonio. Un assegno di mantenimento da 500 euro al mese ma dall’estate 2014 aveva smesso di versare la cifra. Quando la madre ne è venuta a conoscenza sono cominciati i dissidi. Gli accertamenti della procura hanno stabilito che l’uomo aveva libero accesso ai conti correnti della donna, uno in banca e uno in posta, e ogni mese pochi giorni dopo l’accredito delle pensioni prelevava il denaro che andava poi sperperato. In passato l’uomo ha avuto gravi problemi di ludopatia. Le difficoltà economiche del nucleo familiare sono testimoniate anche da una circostanza finora mai emersa: pochi giorni prima del litigio erano state staccate gli allacciamenti delle utenze per morosità.

Quella tarda mattinata di sette mesi fa fu Merendi a dare l’allarme dicendo di aver trovato la madre a terra in cucina rientrando a casa. In camera da letto cassetti e ante aperti, soldi mancanti, la borsa della donna rovesciata sul tavolo. A quel tempo sembravano i segni di un rapina in casa finita in tragedia, oggi secondo gli inquirenti sono i maldestri tentativi di un presunto omicida. Che si è sempre dichiarato innocente. «Possiamo escludere che altre persone fisicamente possano aver compiuto il delitto», dice il procuratore capo Alessandro Mancini smontando gli alibi dell’uomo senza entrare troppo nel dettaglio in attesa del procedimento penale. «Nel gruppo di case dove viveva la Rossini abitano diversi pensionati che sono una sorta di presidio continuo. In 20-25 anni infatti non è mai stata segnalata un’intrusione». La ricostruzione degli investigatori propendo per la tragica conclusione di un litigio scoppiato quando la donna avrebbe manifestato l’intenzione di andare in banca e in posto quella mattina per verificare le uscite dai conti correnti.

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