Matrimoni gay: Ravenna in Comune li trascriverà, la Pigna è contraria

E il vicesindaco ribadisce la contrarietà del Pri: «A sinistra giocano a chi la dice più grossa per ingraziarsi un elettore in più»

Se diventerà il prossimo sindaco di Ravenna promette di trascrivere i matrimoni omosessuali contratti regolarmente all’estero nel registro già sperimentato in altri Comuni d’Italia, «stimolando la politica nazionale a intraprendere le necessarie azioni a garanzia di parità di trattamento tra coppie omosessuali ed eterosessuali in attesa del Ddl Cirinnà o di qualsiasi altro tentativo di regolamentazione si profili nei prossimi mesi che abbia l’obiettivo di promuovere uguale dignità per tutti i cittadini». A prendersi l’impegno è Raffaella Sutter, candidata a Palazzo Merlato per Ravenna in Comune (Ric), neonato soggetto politico che raccoglie diverse formazioni e forze della sinistra in alternativa al Pd.

Il tema è di attualità in questi giorni dopo la discussione in consiglio comunale di una petizione a sostegno della trascrizione che invece l’attuale sindaco Fabrizio Matteucci ha scelto di non adottare pur avendo celebrato in municipio un finto matrimonio gay tra due donne, una sorta di festa per la loro unione: le due poi si sono sposate anche all’estero ma Matteucci non ha trascritto l’atto. «Ci chiediamo – scrive Ravenna in Comune – perché il sindaco non abbia spinto per un gesto politico forte, rilanciando invece comodamente la palla al Parlamento, senza neanche tentare l’applicazione di legge: ai sensi dell’articolo 16 del Dpr 396/2000 infatti in Italia i matrimoni trascrivibili “sono quelli celebrati tra cittadini italiani, ovvero tra un cittadino italiano ed uno straniero, innanzi all’autorità diplomatica o consolare competente, oppure dinnanzi all’autorità locale”, e non parla del sesso dei cittadini».

Sulla questione era intervenuto anche Michele de Pascale, segretario provinciale del Pd e candidato sindaco: «Da un punto di vista giuridico non vedo ragioni per cui un sindaco dovrebbe rifiutare la trascrizione di un matrimonio tra persone dello stesso sesso regolarmente contratto all’estero ed è, eventualmente, compito di un giudice quello di valutarne la legittimità». Ma altro si aspettava Sutter: «Certo è che se il Consiglio di Stato rigetta la trascrizione dei matrimoni regolarmente contratti all’estero per le coppie dello stesso sesso, dichiarando in sintesi, che non si può ridurre ad atti amministrativi ciò che necessità di scelte politiche, avremmo sperato che De Pascale in un impeto di coraggio, dichiarasse che sporcarsi le mani è compito di un candidato sindaco».

Alla posizione espressa da Sutter non è tardata la replica del Partito repubblicano che già aveva bacchettato il candidato da loro sostenuto. A parlare è Giannantonio Mingozzi, vice di Matteucci: «Mi sembra che il confronto in buona parte della sinistra ravennate sul riconoscimento dei matrimoni gay sia diventato un continuo gioco a scavalco tra chi la dice più grossa per ingraziarsi qualche elettore. In questo caso il primato dei Comuni e dei sindaci non può essere politico di partito ma amministrativo e per questo non serve coraggio ma buon senso e rispetto della legge. Raffaella Sutter, per tanti anni dirigente del Comune, non credo che in quella veste avrebbe accettato di sottoscrivere atti che un ufficiale di governo non può firmare. Augurare più coraggio nel perseguire errori ad un sindaco che voglia essere responsabile significa demolire quel concetto di “Stato di diritto” al quale tutti siamo chiamati a contribuire in ogni campo della vita civile».

Altrettanta ferma contrarietà alla trascrizione dei matrimoni omosessuali ma anche ai matrimoni omosessuali in sé, arriva da Maurizio Bucci, consigliere comunale del gruppo misto dopo l’uscita da Forza Italia e ora candidato sindaco per la lista civica La Pigna con l’appoggio di Fratelli d’Italia: «Inseriremo nel nostr programma la assoluta contrarietà al matrimonio omosessuale». Per cinque ragioni così riassunte dallo stesso Bucci. Uno: «I tre fondamentali temi di controversia sono il diritto a formarsi una famiglia, il diritto alla successione e il diritto alla reversibilità della pensione. Sono diritti che noi contestiamo fuori dal matrimonio tra uomo e donna». Due: «Se fosse solo l’amore a decidere il cosiddetto atto pubblico del matrimonio, perché limitarsi al matrimonio tra due persone dello stesso sesso? Perché non accettare di amarsi in tre o in quattro? Scenari catastrofici». Tre: «Nessuno pensa al fatto che un bambino adottato di una coppia omosessuale possa vivere la propria infanzia e adolescenza in grave disagio rispetto agli amici che chiamano e si rivolgono a una mamma e a un papà naturali?». Quattro: «Se il vincolo matrimoniale non è più quello tra un uomo e una donna, il diritto alla successione riguarderà prima di tutto il coniuge con le relative conseguenze economiche». Cinque: «L’impatto del matrimonio omosessuale sul tessuto sociale, se legittimato, esporrebbe la società civili a conseguenze gravi sul piano etico, culturale e naturale, andando a pesare persino sui conti pubblici in materia previdenziale».

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