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    Categoria: società

«L’Asp non ci fa vedere i nostri nipotini Da mesi non sappiamo dove sono»

La dolorosa vicenda di una famiglia ravennate, con la zia che ha chiesto in affido i bambini tolti alla sorella dai servizi sociali

Il piccolo Alberto (nome di fantasia) ha festeggiato i suoi 12 anni poche settimane fa in una comunità per minori, insieme alla sorellina più piccola. Lontano dalla loro famiglia, che dalla scorsa estate non sa neppure dove si trovano.

«Chiamiamo ogni 15 giorni i Servizi sociali ma tutte le volte ci dicono di richiamare più avanti. O, al massimo, di scrivere una lettera. Ma noi vogliamo parlarci, con i bambini, vogliamo vederli. Anche solo in un autogrill e alla presenza degli assistenti sociali. Gli vogliamo dire che vogliamo loro bene e che non siamo noi a non volerli a casa». A parlare è la zia, una signora dall’aria forte (di cui non forniamo le generalità per non rendere riconoscibili i minorenni) che non può però fare a meno di scoppiare a piangere quando in redazione ci racconta, documenti alla mano, la storia dei suoi nipoti e di sua sorella, la madre dei bambini.

Una storia piena di dolore e di scelte sbagliate. «Mia sorella ha fatto tutto quello che di sbagliato poteva fare nella vita e per questo motivo non abbiamo nulla da ridire contro la sentenza del tribunale che ha deciso di toglierle i figli», continua la zia, che abita con il marito in un paese del Ravennate, in una grande casa con i suoi genitori, i nonni dei due bambini, che ora temono di non poter più rivedere i loro nipotini.

Lo scorso agosto una sentenza del tribunale per i minorenni ha incaricato i servizi sociali di occuparsi dei due piccoli, dando massima libertà all’Asp per quanto riguarda la regolamentazione del rapporto con la famiglia. E come ci ha detto il responsabile per i Minori dell’azienda pubblica, Samuele Bosi, può capitare che per un certo periodo sia necessario non fornire alcuna informazione (tranne quelle sullo stato di salute) alla famiglia.

«Ma sono passati sei-sette mesi e non sappiamo più come fare. Forse dovremmo chiamare Striscia la notizia? Gridare allo scandalo in tv?», si lamenta la zia, che prima che i bambini venissero tolti alla sorella, ne aveva già richiesto l’affido, nel luglio del 2015, con un’istanza inviata al tribunale, da cui però – ci dice – non ha mai ricevuto neppure una risposta.

«Io e mio marito non abbiamo figli, potremmo ospitare i nostri nipotini in quella che è casa loro, con i nonni che gli vogliono bene. Siamo persone rispettabili e con una vita senza macchie», continua la donna. Certo, il fatto di non essere riusciti a tutelarli finora o il rischio che la madre possa nuovamente avvicinare i bambini potrebbe in questa vicenda avere un peso fondamentale. «Ma non sento mia sorella da mesi, non so neppure dove abita, e se si dovesse presentare a casa nostra per vedere i bambini potremmo chiamare le forze dell’ordine, forti di un decreto che le impone di restare ad almeno 300 metri di distanza dai suoi figli. E per quanto riguarda quello che è successo finora, come potevamo noi, anche se siamo la sua famiglia, tenere a bada una donna adulta, che poteva portare con sé i propri figli ovunque e in qualsiasi momento?».

La mamma dei due bambini, stando anche a quanto riportato dal decreto del tribunale, si è sempre ribellata a qualsiasi sostegno istituzionale (mandando in frantumi anche una piacevole – per i piccoli – parentesi in una comunità nelle Marche) e il padre del bambino (quello della sorellina è invece ignoto) – sempre assente in questi anni e residente in una città lontana – rifugge dalle proprie responsabilità. Con gli zii e i nonni pronti ad accoglierli, il destino dei due fratelli forse non è mai stato così incerto.