La Regione avvia lo sterminio delle nutrie Allarme Coldiretti: una ogni 5 persone

L’Emilia Romagna approva il primo piano in Italia per l’eliminazione totale Si potranno usare trappole e fucili

Con le trappole e con i fucili, in città e in campagna: via libera allo sterminio delle nutrie autorizzato dal piano della Regione Emilia Romagna, il primo in Italia dopo l’entrata in vigore, nel febbraio scorso, del collegato ambientale alla legge di Stabilità che, pur mantenendo la classificazione dei roditori come animali infestanti e non più come fauna selvatica, dà alle Regioni la possibilità di intervenire per garantire un’azione più organica e coordinata.

La delibera della giunta regionale stabilisce che l’attuazione del piano in ambito urbano è in capo ai Comuni, in ambito rurale alla Polizia provinciale e, nei territori di loro competenza, agli Enti di gestione dei parchi e delle riserve naturali: «La cattura e la soppressione con metodo eutanasico è consentita con specifiche trappole, sia in città che in campagna, tutto l’anno da parte di polizia provinciale, guardie comunali, personale abilitato dalla Regione, agricoltori sul loro fondo, personale delegato alla tutela delle acque e nei parchi e riserve naturali dal rispettivo personale di vigilanza. L’abbattimento diretto con arma da fuoco può essere effettuato dal personale di vigilanza, dagli agricoltori solo se in possesso di abilitazione all’esercizio venatorio, dai coadiutori durante tutto l’anno e, inoltre, dai cacciatori/coadiutori durante l’esercizio della caccia dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio, nei territori cacciabili. Nelle zone protette il periodo di caccia è ridotto dal 1 agosto al 31 gennaio. Gli enti parco possono decidere periodi diversi sul loro territorio: nelle zone umide, Sic e Zps l’abbattimento può avvenire dal 1 agosto al 31 gennaio e solo con uso di pallini atossici per salvaguardare la nidificazione degli uccelli acquatici». Per quanto riguarda lo smaltimento degli animali occorre valutare la condizioni dell’habitat in relazione alle quali il capo può essere lasciato in loco, se irrecuperabile. Può essere previsto il sotterramento dove ciò non arrechi danni all’ambiente ovvero deve essere gestito come rifiuto speciale.

«Quella delle nutrie – rileva Coldiretti – è una vera e proprio emergenza in quanto si tratta di animali ormai diffusi per più di due terzi (71 percento) del territorio regionale, fino a raggiungere in tutta l’Emilia Romagna, secondo le stime Coldiretti, il rapporto di una nutria ogni cinque abitanti, con danni all’agricoltura che nel 2014 (ultimo anno rilevato) ha raggiunto i 173mila euro. Dopo che la nutria è stata inserita tra le specie nocive, al pari dei topi e dei ratti c’è stato un periodo di stasi nelle attività di contenimento che erano passati in capo ai Comuni, privi di risorse adeguate. Il ritorno alla Regione degli interventi per combattere questo dannosissimo animale consente di puntare all’obiettivo finale che è, come prevede la delibera, la totale eliminazione di un animale che mette a rischio la biodiversità regionale perché distrugge piante di palude, come le ninfee, altera l’ecosistema, mettendo in forse la sopravvivenza di animali come il falco di palude e il tarabuso, distrugge nidi e mangia uova di volatili come la Gallinella d’acqua, il Germano reale e soprattutto il Mignattino Piombato la cui popolazione italiana è concentrata in Emilia Romagna».

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