L’esposto di Ancisi (Lpr) punta il dito sulle garanzie finanziarie che avrebbe dovuto dare chi ha scavato tra cui Sapir e Cmc
Le carte a sostegno dell’esposto di Ancisi sono quelle avute (e anche quelle non avute) da Gianfranco Spadoni, consigliere provinciale di Lpr. A dicembre la Provincia gli consegnò le 27 autorizzazioni rilasciate tra 2002 e 2011 a favore di quattro soggetti per il dragaggio: un milione di metri per Sac, 145mila mc per Sapir, 20mila per La Dragaggi e 3,9 milioni per Cmc. Totale poco più di 5 milioni. Materiale che doveva restare solo temporaneamente ma che invece, secondo l’indagine della procura, in parte (3,3 milioni) è ancora fermo nelle casse quando le autorizzazioni sono scadute da tempo diventando così discariche abusive di rifiuti con dieci persone indagate.
Che queste fideiussioni non ci siano lo dice Arpa in risposta all’interrogazione di Spadoni. Ancisi cita il passaggio scritto della risposta: «In merito ad autorizzazioni rilasciate per conferimenti di fanghi per deposito temporaneo in casse di colmata portuali, non risultano agli atti garanzie finanziarie depositate a favore della Provincia di Ravenna».
Il ragionamento del decano dell’opposizione si spinge oltre il caso specifico della mancata fideiussione: «Se ci fossero state quelle garanzie la Provincia avrebbe potuto provvedere da sola a svuotare le casse utilizzando soldi di chi non aveva fatto il suo lavoro fino in fondo. Casse vuote avrebbero permesso di avviare i nuovi lavori di approfondimento ancora bloccati. Quant’è il danno subito dal porto per questi mancati lavori?».