Inchiesta Carisp Cesena: sequestrati 1,9 milioni. Tra gli indagati 4 ravennati

Falso in bilancio, ostacolo all’autorità di vigilanza e illecita ripartizione di utili sono i reati ipotizzati. Bloccati i conti correnti personali

Nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria che vede indagati a vario titolo (falso in bilancio, ostacolo all’autorità di vigilanza e illecita ripartizione di utili) diciassette ex membri degli organi di vertice e di controllo della Cassa di Risparmio di Cesena, tra cui quattro ravennati, la guardia di finanza ha sequestrato 1,9 milioni di euro depositati su conti correnti personali di ex amministratori e sindaci. I ravennati che a luglio hanno ricevuto l’avviso di conclusione indagini sono i faentini Giovanni Tampieri e Francesco Carugati e i lughesi Atos Billi e Vincenzo Minzoni. Le Fiamme Gialle hanno operato il blocco delle somme in attuazione di un decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari di Forlì: il reato di illecita ripartizione di utili consente in caso di condanna la confisca del profitto del reato e nella fase delle indagini preliminari la misura cautelare del sequestro preventivo.

Le investigazioni sono cominciate nel 2014 dopo un’ispezione della Banca d’Italia e hanno messo sotto la lente il bilancio Carisp del 2012: secondo gli inquirenti l’istituto non ha proceduto a svalutare correttamente l’ingente esposizione creditoria, ammontante a oltre 40 milioni di euro, vantata nei confronti di un noto gruppo immobiliare locale, già da tempo in evidente stato di crisi. Ciò ha comportato la mancata esposizione di una maggiore perdita per oltre 15 milioni (di qui l’imputazione per “false comunicazioni sociali”), consentendo agli organi di vertice della banca di deliberare, in favore dei soci, la distribuzione di acconti sui dividendi per 1,9 milioni di euro riferiti a utili che non sarebbero stati successivamente conseguiti (condotta che ha dato origine alla contestazione di “illegale ripartizione degli utili” e al sequestro delle somme di denaro). Se l’autorità di vigilanza avesse avuto consapevolezza della reale situazione finanziaria in cui versava la Cassa avrebbe potuto intervenire con azioni preventive come non autorizzare la distribuzione di acconti sui dividendi. Al termine delle indagini, non sono state ravvisate responsabilità in capo ai soci della banca (destinatari dell’illecita ripartizione degli utili), i quali, al contrario, sono stati considerati persone offese dal reato.

Nel registro degli indagati sono stati iscritti i nomi di amministratori, sindaci e direttori generali della banca in carica alla data del 13 aprile 2013. Billi era vicepresidente, Tampieri e Carugati consiglieri del cda, Minzoni presidente del collegio sindacale. Gli altri indagati sono Germano Lucchi (presidente cda), Tommaso Grassi (vicepresidente), Enrico Bocchini, Giovanni Maria Boldrini, Pier Angelo Giannessi, Tino Montalti, Mario Riciputi, Paolo Fabbri, Bruno Santini (consiglieri del cda), Luigi Zacchini, Giuseppe Spada (membri del collegio sindacale), Adriano Gentili (direttore generale), Dino Collinucci (vice direttore generale). .

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