«C’è chi prova a fare soldi con l’accoglienza dei profughi»

Il sindaco di Solarolo svela i rialzi dei privati nelle trattative per appartamenti da destinare ai richiedenti asilo. Oggi 240 posti nel Faentino

Qualcuno ha sparato alto con il prezzo dell’affitto pensando di fare l’affare con i soldi del ministero, qualcun altro invece ha annullato la disponibilità del suo appartamento quando ha saputo che ci avrebbero sistemato dei profughi. Storia messe in mostra dal racconto delle trattative condotte dall’Asp della Romagna faentina per il reperimento di posti dove alloggiare i migranti richiedenti asilo. Gli episodi sono riportati da Fabio Anconelli, sindaco di Solarolo e referente per i servizi sociali dell’Unione faentina: «Chiaramente di fronte a certe richieste economiche abbiamo detto no, la necessità di far tornare i conti è la nostra prima esigenza».

Attualmente il territorio accoglie circa 240 profughi: 140 sono gestiti dall’Asp con una convenzione firmata con la prefettura nel 2015 (35 euro corrisposti al giorno per ogni immigrato) e un centinaio già presenti sul territorio in virtù diconvenzioni che la prefettura aveva siglato con realtà private come l’albergo Antica Corona di Casola Valsenio che ospita 40 migranti (altri 30 all’associazione Farsi Prossimo, 15 alla comunità Giovanni XXIII e 15 alla cooperativa Zerocento).

«L’Asp si muove partendo dalle sistemazioni in spazi di sua proprietà oppure in seconda battuta con acquisizioni in affitto attraverso bandi pubblici con la volontà di distribuire le persone su tutti i sei comuni dell’Unione perché ognuno è chiamato a fare la sua parte e solo così l’impatto sui residenti avviene con un rapporto accettabile». La discesa in campo dell’Asp con un ruolo in prima linea è stata dettata in buona parte proprio dal caso Casola. La proprietà dell’albergo si è presentata alla gara della prefettura e ha ottenuto la regolare assegnazione e l’impatto in una piccola comunità di mille anime non è passato inosservato: «Abbiamo voluto prendere il governo pubblico di un fenomeno che era presente perché siamo convinti che il pubblico debba fare da controllore per governare senza impedire. Quello che è avvenuto a Casola è lecito ma destabilizzante».

Dopo l’ingresso in scena dell’Aps si è cercato di recuperare il terreno rispetto ad altri territori circostanti della provincia, nella convinzione che tutti debbano fare la propria parte: «Se lo facessero tutti i comuni d’Italia avremmo una presenza minima di migranti». E così facendo sono cresciute competenze e risorse: «L’Asp si è strutturata inserendo ad esempio un mediatore culturale e poi nel limite del possibile si è cercato di far crescere delle associazioni capaci di affiancare il pubblico in questo compito».

L’agosto faentino è stato agitato dalla collocazione di una ventina di profughi in un piano inutilizzato da una decina di anni della residenza per anziani il Fontanone: «È stata la soluzione più rapida e indolore trovata per rispondere a un’esigenza della prefettura che chiedeva ai vari distretti della provincia di garantire sistemazioni per fronteggiare potenziali emergenze. Al Fontanone c’era questa possibilità contando su un ingresso separato e nessun collegamento interno. Ma in realtà le polemiche sono state strumentali da alcune parti politiche; anzi ci ritroviamo con alcuni familiari degli anziani ricoverati che hanno portati abiti per i migranti a dimostrazione che la gente sa capire i bisogni di chi è in difficoltà».

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