L’azienda si conferma con un ribasso del 6 percento: appalto da 55 milioni per servire 6.500 pasti al giorno
«Il fatto che fosse l’unico concorrente – spiega Ouidad Bakkali, assessore all’Istruzione – non deve far pensare che abbia vinto “per forza”. Camst ha rispettato infatti tutti i parametri e le richieste del bando e ha effettuato anche un ribasso del 6 percento». Dove andranno quelle risorse aggiuntive? Si tramuteranno in sconti per le famiglie? «Non al momento, no, anche se stiamo ragionando sulla possibilità di ritoccare al ribasso le tariffe. Ma al momento saranno reinvestiti nel settore istruzione per andare a soddisfare il fabbisogno crescente per esempio nell’area del sostegno su cui interveniamo come Comune».
Naturalmente su tutto il servizo mensa così come oggi è concepito grava la grande incognita del caso “panino” e delle sentenze che in Piemonte, a seguito del ricorso di alcune famiglie, hanno sancito che tutti gli studenti possono portarsi il pranzo da casa e consumarlo nella sala mensa, cosa fino a oggi vietata in qualsiasi scuola. Al massimo, ci sono dirigenti che alle medie permettono ai ragazzi di consumare un panino a scuola nelle giornate dei rientri, ma nell’atrio, non nella sala mensa. Alle elementari e alle materne (dove si consuma la maggior parte dei pasti) invece, per ragioni di sicurezza e sorveglianza, questo non è permesso. Ora tuttavia c’è un precedente che potrebbe allargarsi a macchia d’olio e segnare un cambiamento epocale per l’intero sistema che coinvolge le scuole, ma anche il Comune che eroga il servizio. Ci si sta attrezzando anche da queste parti per l’eventualità? A breve, ci spiega Bakkali che preferisce al momento non intervenire sulla questione, ci saranno incontri con i dirigenti scolastici e il tema sarà trattato anche in sede Anci.