«Nella primavera del 2018 aprirà il museo di Classe, costo totale 22 milioni»

L’annuncio di Comune e Ravennantica: «Un portale di accesso alla città». Stimati 75-80mila visitatori all’anno. Cantiere aperto nel 2002

Dopo quattordici anni di lavori a intermittenza, i tempi sono maturi per fissare la data di inaugurazione del museo archeologico di Ravenna e del territorio che sorgerà nell’ex zuccherificio di Classe: primavera 2018. In totale sarà costato 22 milioni di euro di fondi pubblici e punterà a conquistare 75-80mila visitatori all’anno che, come accade per quasi tutte le strutture simili, non basteranno a coprire i costi di gestione. Il cronopogramma dell’ultima fase dei lavori è stato presentato in municipio stamani, 23 settembre, dai rappresentanti di alcuni degli enti coinvolti nel progetto: il Comune, la fondazione Ravennantica, la fondazione Carira, la Regione e il ministero della Cultura.

«Grandi scritte con lettere in acciaio verniciato titoleranno l’ingresso», scrive Andrea Mandara, curatore del progetto di allestimento (la descrizione dettagliata è nel pdf scaricabile dal link in fondo alla pagina). Ma è ancora da decidere come si chiamerà. In totale occuperà 20mila metri quadrati: 5.347 saranno per i locali interni distribuiti su diversi edifici (4.250 mq dedicati alle esposizioni e i restanti a laboratori e megazzini) e circa 15mila mq di area esterna con un parco fruibile anche a chi non visita la zona espositiva. Le scorse settimane è arrivata l’aggiudicazione provvisoria dell’ultimo bando da circa 1,5 milioni di euro per l’allestimento interno di 2.200 mq (70 punti per l’offerta tecnica e 30 per quella economica): la ditta Gianluigi Fiorella, capofila di un gruppo di imprese romagnole, ha avuto la meglio tra i quattordici concorrenti ed entro la fine dell’anno è attesa l’aggiudicazione definitiva per aprire il cantiere che avrà una durata di 330 giorni. Entro la fine del 2016 invece verrà inaugurato il centro direzionale di tutta l’area dove avrà sede anche Ravennantica. Come detto, costerà 22 milioni. Così suddivisi: 8,4 dallo Stato, 6,7 dalla fondazione Carira, 3 dal Comune, 3 dall’Ue, 730mila dalla Regione (il dettaglio è consultabile nel pdf scaricabile dal link in fondo alla pagina).

La travagliata storia di questo museo parte nel 1996 con il primo stanziamento messo a disposizione dallo Stato tramite gli incassi del Lotto: il libro scritto dal progettista originario, Marcello Vittorini, parla di 15 miliardi delle vecchie lire per il primo stralcio dei lavori che furono appaltati alla fine del 1999, l’attuale assessore alla Cultura Elsa Signorino parla di 5 milioni di euro. La posa della prima pietra che risale al marzo del 2002 e il cantiere si sarebbe dovuto concludere dopo due anni e mezzo di lavori. Inadempienze delle aziende coinvolte e controlli da parte degli enti proposti probabilmente non così accurati hanno fatto sì che fino al 2006 si siano succedute ben quattro imprese nel cantiere fino all’interruzione durata quattro anni: i lavori sono poi ripartiti a pieno ritmo solo nel 2010 con l’obiettivo di aprire al pubblico nel 2013-2014 ma le tempistiche si sono modificate in corso d’opera fino all’ultimo annuncio odierno.

Elsa Signorino, oggi assessore comunale ma presidente di Ravennantica sin dalla sua nascita nel 2002, l’ha definito un parto: «Incominciamo l’ultimo miglio del cammino che ci porterà all’inaugurazione. Questo museo rappresenterà un vero e proprio portale d’ingresso alla città: concepito secondo i più contemporanei parametri europei, racconterà la storia di Ravenna e del territorio attraverso linguaggi e tecnologie innovative, trasferendo ai visitatori una serie di sollecitazioni per stimolarli a proseguire la visita in città». L’ex senatrice ci tiene a ricordare come si tratti «del più importante interento di recupero di archeologia industriale mai fatto in città». Per capire la lunghezza dei tempi può aiutare una circostanza raccontata dalla stessa Signorino: «Nel 2011 il comitato scientifico aveva concluso l’elenco dei reperti da collocare nel museo ma la definitiva concessione delle autorizzazioni dal ministero che è proprietario di quei reperti è arrivata solo nel 2016».

Obiettivo dichiarato è quello di raggiungere la migliore integrazione possibile con la basilica di Sant’Apollinare per fare di Classe un vero e proprio polo di attrazione turistica che comprenda anche l’Antico porto inaugurato un anno fa: «Dobbiamo arrivare a far capire che andare a Classe solo per la basilica sarebbe la perdita di un’opportunità importante», ha concluso il sindaco Michele de Pascale. In questo senso una prima sperimentazione verrà fatta con la Notte d’Oro quando sarà disponibile un biglietto unico che comprenderà visita alla basilica e all’Antico porto in orari serali e notturni.

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