X
    Categoria: società

Un centinaio al presidio della Lega Nord «Entro 15 giorni via i profughi dall’hotel»

I manifestanti incassano in silenzio sfottò e cori dagli oppositori. La pensionata: «Ho paura a girare sola». L’albergatore: «Nessun fastidio»

Due applausi raccontano il pomeriggio del 29 ottobre davanti all’hotel Solaria sul lungomare di Marina Romea: il secondo è stato quello tributato da un gruppo di manifestanti per esprimere solidarietà ai profughi africani che da sotto le tapparelle mostravano indice e medio in segno di saluto, il primo era stato da un altro gruppo di manifestanti che invece sottolineava le parole di due rappresentati della Lega Nord che chiedono di mandare via gli stessi richiedenti asilo. Gruppi distinti – un centinaio di persone in appoggio all’iniziativa organizzata dal Carroccio, un po’ meno ma più rumorosi gli altri – che si sono dati il cambio sul marciapiede di viale Italia esprimendo posizioni opposte sul tema immigrazione, sotto gli occhi di un imponente dispiegamento di polizia e carabinieri in tenuta antisommossa.

Il presidio mobilitato dai leghisti è senza bandiere, senza megafoni, senza cartelli. Solo uno striscione rudimentale (“Accoglienza clandestini, Marina Romea dice no”) e qualche sporadica felpa verde in stile salviniano. «Questo modello di gestione dell’immigrazione non può più funzionare – ha detto Jacopo Morrone, segretario della Lega Nord Romagna, in piedi su una panchina pubblica –. L’accoglienza fatta in questo modo è un fallimento del governo Renzi e del ministro Alfano. Non si possono accogliere persone senza sapere se davvero meritano le protezioni che è giusto dare a chi fugge da situazioni di emergenza. Così facendo si ingannano persone facendo credere loro che possiamo aiutare tutti ma non è così, oggi sono gli italiani e i ravennati che hanno bisogno di aiuto per primi». Morrone ripete più volte: «Non siamo razzisti e non siamo xenofobi ma siamo realisti». Alla stessa sottolineatura, pronunciata poco prima da Massimo Fico che sarebbe stato l’assessore al turismo di un’eventuale giunta Alberghini, una signora si era premurata di precisare che quella era la sua posizione e non di tutti. Accanto a Morrone, sulla panchina, anche il consigliere comunale Gianfilippo Nicola Rolando: «Siamo qui per dimostrare che la nostra parola è sacra: due anni fa abbiamo raccolto 2.300 firme per dire no alla sistemazione di profughi in alberghi al mare e invece ecco che è successo». Segue promessa collettiva dei due leghisti: «Se entro quindici giorni non saranno spostati in altre situazioni più idonee torneremo qua con bandiere, cartelli e megafoni». Un’ora di presidio davanti all’albergo, senza urla e senza gesti eclatanti, incassando con totale indifferenza gli sfottò e qualche insulto lanciato dai manifestanti antagonisti tra un “Bella ciao” e l’altro. L’unico imprevisto è stato Davide Fabbri, noto come il Vikingo: vestito con una saio bianco agitava un crocifisso in aria invitando Renzi e gli altri manifestanti a pentirsi. Sono stati gli stessi rappresentanti della Lega ad allontanarlo «perché noi qua non vogliamo show».

La sistemazione in albergo è stata definita provvisoria dalle autorità che la gestiscono, nel caso specifico la prefettura attraverso l’affidamento a soggetti privati che hanno partecipato a un bando pubblico. «Sabato scorso mi ha chiamato una cooperativa di Russi e mi ha chiesto se potevo accogliere ventisei immigrati richiedenti asilo – spiega Rocco Meccia che da nove anni è titolare dell’albergo –. Mi hanno detto che al massimo resteranno fino al 20 novembre. Non stanno dando fastidio, sono alloggiati in una dozzina di camere e io mi occupo solo di vitto e alloggio. A tutte le questioni burocratiche pensa la cooperativa». Che paga l’albergatore: «Le cifre di quanto mi danno non le dico, ma sono prezzi molto modesti. Se fosse stato in estate però non li avrei presi. A ottobre non è un problema». Come noto il ministero stanzia un massimo di 35 euro giornalieri a migrante che devono servire non solo per vitto e alloggio ma anche per tutte le pratiche di accoglienza e le prefetture fanno bandi al ribasso. Il resto della clientela alloggiata, una trentina di lavoratori in trasferta, non ha lamentato alcun disturbo: «A pranzo e cena sono tutti insieme – conclude Meccia –. Adesso voglio rimediare un paio di palloni se hanno voglia di dare due calci al campo sportivo». Sono tutti molto giovani, due sole le donne: a metà pomeriggio sono tutti radunati in una sala al piano terra dove i collaboratori della coop li intervistano per gestire ogni caso. Sono gli stessi operatori a non voler fare da mediazione con la stampa perché qualcuno degli immigrati possa raccontare la sua storia.

Tra i manifestanti contro l’accoglienza in albergo ci sono tre signore, anziane. Una di loro è del paese e dice che ha smesso di girare da sola, di fare le sue passeggiate in pineta, perché non si sente sicura. Ma aveva già smesso prima che arrivassero i 26 stranieri: «Tanto siamo invasi da tutte le parti, se non sono qui a Marina Romea sono un po’ più in là e io ho paura. Mi danno fastidio». L’amica dice che li vede girare in gruppo e non si sente sicura. Mai stata aggredita «ma se dovesse succedere poi sarebbe troppo tardi». Un’altra donna con un piumino verde Carroccio dice che abita a Lido Adriano e lei là si comprata un pitbull grande così: «È un cane buonissimo ma quando vado in giro mi sento più sicura». Conclude la riflessione un’altra signora del crocchio: «Non c’entrerà niente strettamente con questa situazione, ma una mia amica in auto è stata investita da un’altra macchina e guarda caso dentro c’erano dei pakistani ubriachi».

Dalle scalinate dell’albergo, quando le manifestazioni sono finite, scende Miky con le cuffie nelle orecchie e le chiavi della Multipla in mano: viene dal Senegal, ha 30 anni, gli ultimi 18 li ha passati a Ravena dove oggi lavora come mediatore culturale e in albergo è andato a trovare un amico che lavora. «Io non sono mai stato irregolare, da piccolo sono arrivato in Francia con i miei genitori e poi in Italia. Però ho vissuto lo stesso il razzismo contro di me e mi da fastidio vedere queste cose come oggi. Non mi piacciono le manifestazioni contro e non mi piacciono nemmeno le manifestazioni a favore. Non ci devono essere manifestazioni di nessun tipo, dovrebbe essere solo la normalità di fronte a persone che hanno bisogno di aiuto. Ma noi ravennati siamo un po’ chiusi».