«Tagliare i vitalizi in Regione non è demagogia ma un giusto segnale»

La relatrice della proposta di tagli agli ex consiglieri e assessori è la faentina Rontini (Pd): «Risparmio di 1,5 milioni in tre anni»

Faentina, renziana della primissima ora, Manuela Rontini è la relatrice di una legge regionale che punta a penalizzare quelli che alcuni considerano diritti e molti invece chiamano “privilegi” agli ex consiglieri della Regione.

Come nasce questa proposta?
«La nostra idea è quella di fare una proposta non demagogica e non illegittima, per evitare ricorsi e situazioni che abbiamo visto altrove. Ma siamo altresì convinti che in questo momento di ancora forte crisi economica, anche alle nostre latitudini, la politica debba dare un segnale per ritrovare una connessione con i cittadini che stanno affrontando difficoltà, recuperando così credibilità e autorevolezza».

La legge nasce a firma di alcuni consiglieri del Pd. Qual è il vostro obiettivo in termini di tempi e di consensi?
«La legge 1 sulla riduzione dei costi della politica fu votata all’unanimità. Ora, sarà difficile che possa ripetersi un caso simile, ma speriamo comunque di raccogliere il più ampio consenso possibile, per approvarla entro la fine dell’anno».

Lei dice una proposta non demagogica: di quanto risparmio si tratterebbe?
«Di circa 1 milione e mezzo in tre anni e mi rendo perfettamente conto che a fronte di un bilancio della Regione di quasi 13miliardi di euro l’anno, possono sembrare ben poca cosa. Ma si tratta appunto di un segnale, e di risorse che saranno spese altrove. Poi sono consapevole che verremo giustamente giudicati sulla base di ciò che faremo per la sanità, il rilancio dell’economia, la cultura».

Come mai qui il Pd sembra in prima linea nel tema del taglio dei costi della politica e invece in Parlamento non appoggiate la proposta dei grillini?
«Non conosco nel dettaglio la situazione in Parlamento, ma mi pare di aver capito che lì il Movimento 5 Stelle abbia in qualche modo forzato alcuni passaggi nelle procedure, che invece credo vadano rispettate sempre da una comunità politica per poter lavorare con efficacia. Per quanto riguarda noi, la Regione Emilia-Romagna non da oggi si è fatta promotrice di un lavoro in questo senso e non a caso siamo molto felici del fatto che, se al referendum costituzionale del 4 dicembre vincerà il sì, ciò che è stato deciso qui sarà applicato anche in tutti gli altri consigli regionali…»

La legge dell’Emilia Romagna è stata presa a modello?
«La parola modello non mi piace, ma possiamo dire che è andata così. Del resto il nostro altro non era che un provvedimento di buon senso».

È la prova che allora non serve il referendum per ridurre i costi, si può fare anche senza…
«Per noi è un motivo di orgoglio e un’occasione per illustrare nei dettagli quello che abbiamo fatto, nel referendum su questo capitolo poi c’è molto altro, dall’abolizione del Cnel alle Province…»

Se vincesse il sì, potrebbe interessarle entrare nel nuovo Senato delle Regioni?
«Personalmente sono già molto impegnata sia come consigliera regionale nel rappresentare il territorio, sia perché presiedo la Commissione che si occupa di Territorio Ambiente Mobilità (e per questo mi riconoscono anche un’indennità di funzione). Vorrei poi precisare che comunque chi parteciperà ai lavori del nuovo Senato lo farà senza ricevere alcuna indennità aggiuntiva».

E cosa ne pensa della proposta di Matteo Renzi di una sorta di gettone di presenza per i parlamentari della Camera? Sarebbe applicabile in Regione, dove peraltro lei a oggi non ha ancora mancato un’assemblea o una commissione?
«Credo che per provare a incidere, cambiando le cose che non vanno, sia innanzitutto necessario essere presenti nei luoghi in cui si discute e si decide. In Regione peraltro già esiste un meccanismo di penalizzazione per chi non partecipa ai lavori. Per il Parlamento immagino possa essere una proposta interessante, in questi giorni sono stata soprattutto contenta di vedere che in cima alle classifiche delle presenze ci sono spesso parlamentari del Partito democratico».

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