Riforma dei vitalizi in Regione: «Un milione di euro di risparmi in tre anni»

 Tagli e proroga dell’età: ecco ex assessori e consiglieri ravennati coinvolti dal provvedimento

Rontini

Manuela Rontini durante la discussione in aula in Regione

Nuovo taglio dei costi della politica in Regione Emilia-Romagna, dove l’Assemblea legislativa ha approvato ieri la riforma dei vitalizi erogati a ex consiglieri e assessori regionali. I vitalizi sono infatti stati eliminati da questa legislatura e non verranno quindi percepiti dai consiglieri e dagli assessori attualmente in carica e da quelli eletti in futuro, che non godranno nemmeno del Trattamento di fine rapporto.

Tra le novità introdotte, l’innalzamento progressivo dell’età per percepire l’assegno, uniformata, per i consiglieri che non hanno ancora compiuto i 60 anni, a quella per la pensione di vecchiaia dei dipendenti pubblici; la riduzione dei vitalizi erogati attraverso il contributo di solidarietà per 36 mesi, e il divieto di cumulo con altri istituti analoghi.

Nei prossimi tre anni verrà così risparmiato oltre un milione di euro, risorse che saranno destinate prioritariamente, come prevede la norma approvata, al finanziamento delle politiche di sicurezza, legalità e qualità del lavoro, sostegno al microcredito per lo sviluppo dell’imprenditorialità, reinserimento lavorativo e inclusione sociale.
Le misure contenute nella riforma puntano alla riduzione della spesa in continuità con la legge regionale n.1 del 12 marzo 2015, la prima approvata in questa legislatura con il voto unanime dell’Aula e che portò la Regione Emilia-Romagna, prima in Italia, a ridurre l’indennità di carica mensile dei consiglieri, a sopprimere il fondo per le spese di funzionamento dei Gruppi e ad eliminare l’indennità di fine mandato, oltre, appunto, alla cancellazione dei vitalizi.

Soddisfatto il presidente della Giunta regionale, Stefano Bonaccini, che sottolinea come questo mandato si sia aperto con un taglio netto, pari a 15 milioni di euro, ai costi della politica, «a cui si aggiungeranno i risparmi – citiamo il comunicato stampa della Regione – circa 36 milioni, ottenuti entro la fine della legislatura grazie alla riorganizzazione dell’Ente, a partire dal dimezzamento delle direzioni generali».

Relatrice di maggioranza della legge è la faentina Manuela Rontini. «La riforma – sono le sue parole – poggia su tre pilastri. L’innalzamento dell’età per l’erogazione del vitalizio che passa da 60 anni a quella richiesta per la generalità dei dipendenti pubblici per l’accesso alla pensione di vecchiaia. Il contributo di solidarietà per gli assegni in pagamento, per la durata di un triennio, con percentuali dal 6 al 12% a seconda dell’importo. Infine l’introduzione del divieto di cumulo con altri vitalizi, come quelli di parlamentare nazionale, europarlamentare o assessore regionale. Prima di arrivare a questa proposta e durante l’iter in Commissione, abbiamo voluto raccogliere pareri autorevoli per ridurre il più possibile il rischio di ricorsi che vanificherebbero il nostro sforzo. – evidenzia Rontini – Un atto di buon senso che chiediamo alle generazioni precedenti, per un trattamento più omogeneo e in sintonia con le richieste dei cittadini. Una revisione organica che tiene insieme criteri di riduzione della spesa pubblica con principi di equità e solidarietà, proseguendo nella tradizione di sobrietà che da sempre ha caratterizzato questo Ente».

Tra i ravennati che saranno interessati da questa riforma Elsa Signorino (oggi assessore al Comune di Ravenna, incarico per il quale non percepisce alcun emolumento) che dalla Regione riceve oltre 2.800 euro lordi al mese che si sommano al più consistente vitalizio ricevuto dal Parlamento; Guido Pasi (ex assessore regionale) che riceve poco meno di 2.900 euro al mese; Guido Tampieri, il cui assegno sfiora i 4.200 euro lordi al mese e che anche lui accumula pure una “pensione” dal parlamento. E dal 2015 alla lista si è aggiunto anche l’ex presidente della Regione, Vasco Errani, con un vitalizio mensile lordo di 4.125 euro. Inoltre i tre ex consiglieri regionali ravennati, i Pd Mario Mazzotti (oggi direttore di Legacoop Romagna) e Miro Fiammenghi e l’ex capogruppo del Pdl Gianguido Bazzoni, tutti e tre classe 1957, che non avevano rinunciato all’ipotesi del vitalizio allora previsto dai 60 anni, dovranno ora per incassarlo subito rinunciare al 3 percento dell’assegno. Stessa situazione quella dell’ex sindaco Fabrizio Matteucci (oggi direttore regionale Anci) che ha compiuto 60 anni a febbraio 2017 ma che avendo alle spalle un solo mandato da consigliere regionale può contare in ogni caso su una cifra ridotta rispetto ai colleghi di partito che hanno completato i due mandati.

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