Dalla darsena al mercato coperto tra restauri, progetti e abbandoni

Viaggio tra gli edifici dismessi, recuperati o in attesa di sistemazione del territorio ravennate, fra centro storico, periferie e forese

Darsena Pop UpUna panoramica sui principali progetti di recupero di edifici dismessi o abbandonati in provincia di Ravenna parte dal capoluogo e in particolare dalla sua darsena, quartiere che sta cercando (a fatica) di prendere vita proprio attraverso anche il riuso e la rigenerazione urbana. Tanto che al momento l’esperimento più riuscito è quello dei container recuperati per bar, ristorantino e attività sportive della Darsena Pop Up, che si appresta tra l’altro a mettere in campo dall’8 dicembre anche il suo primo calendario di iniziative natalizie. Proprio a fianco dell’Almagià, primo e più noto esempio di recupero a Ravenna di un edificio industriale dismesso e architettonicamente significativo, situato nel complesso dell’omonima ex raffineria di zolfo. L’ex magazzino fu edificato nel 1888 e dalla seconda metà degli anni novanta è diventato una sala polifunzionale per spettacoli e teatro. Ora l’attenzione in zona è da anni invece rivolta in particolare al cosiddetto Sigarone. L’ex magazzino Sir di archeologia industriale di proprietà dell’immobiliare Platani è al centro di un progetto di recupero (redatto da Nuovostudio) presentato pubblicamente ormai più di quattro anni fa e frenato da burocrazia, polemiche e ora in attesa, quasi un anno dopo le ultime varianti resesi necessarie, del via libera definitivo da parte della Soprintendenza. Un progetto da oltre 10 milioni di euro (che lo trasformerà in una sorta di mega piazza a uso pubblico per manifestazioni ed eventi culturali, ma sono previsti anche un supermercato, spazi commerciali, pubblici esercizi e una parte di residenziale) inserito nel piano complessivo di riqualificazione della Darsena coordinato dal Comune e in attesa dei finanziamenti (circa 13 milioni di euro) da parte del Governo nell’ambito del Bando per le periferie.

SigaroneDopo il referendum e le dimissioni del premier Renzi, ora a Palazzo Merlato c’è chi trema (ci esprime le proprie preoccupazioni, per esempio, l’assessore all’Urbanistica Federica Del Conte), ma il via libera per il finanziamento – atteso «entro il 2017» – era già arrivato prima del voto e ora dovrebbe essere stato confermato con l’approvazione della Legge di stabilità. In quello stesso piano presentato al Governo era inserita anche la riqualificazione (in previsione c’è un locale affacciato sul candiano vicino alla Torre Zucchi) della cosiddetta Area T, mentre è stato presentato durante il percorso di candidatura a Capitale europea della cultura 2019 il progetto dello Spazio Mosa (con tanto di galleria d’arte e ristorante) all’ex mangimificio Martini, sull’altra sponda del canale (l’edificio con il grande murales di Ericailcane), ma in questo caso al momento mancano gli investitori.

Chiudendo con la darsena, al centro di un progetto di riuso è finita anche la suggestiva sede del Tiro a segno storico, con investimenti sempre legati a Ravenna2019, che doveva avere il suo quartier generale invece in centro, a Palazzo Rasponi, senza dubbio il progetto di recupero andato a buon fine più importante degli ultimi anni a Ravenna, oggi un elegante spazio restaurato (con oltre 10 milioni di euro) dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e gestito dal Comune che vi ha trasferito uffici e ci ospita esposizioni d’arte ed eventi temporanei anche di soggetti privati. Il prossimo edificio storico in stato di abbandono a essere recuperato, sempre in centro, sarà il Palazzo Guiccioli, in via Cavour, attualmente in fase di restauro (intervento da oltre 6 milioni questa volta a carico della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna) e dove sono in corso i lavori per realizzare (oltre a caffetteria-ristorante e negozi) due musei: uno dedicato a Lord Byron e uno al Risorgimento. Ma il cantiere più atteso del centro di Ravenna resta probabilmente quello di un altro edificio storico da riqualificare: il Mercato Coperto, che nel 2022 compirà cent’anni. I lavori di ristrutturazione veri e propri (che lo dovranno trasformare come noto in un contenitore su due piani dedicato in particolare all’enogastronomia di qualità) partiranno in gennaio, con mesi di rallentamenti dovuti anche ad alcuni ritrovamenti archeologici, monitorati dalla Soprintendenza: difficile a questo punto vederlo completato nel 2017.

Tiro a SegnoNessuna novità per altri due luoghi che hanno fatto a loro modo la storia della città e che sono attualmente in stato di abbandono: da una parte l’ex Caserma Alighieri – su cui il Comune è in attesa di avere lumi dal ministero e dove si vorrebbe realizzare anche un grande parcheggio a servizio del centro – dall’altra l’ex Macello, per cui era stato presentato un progetto di riqualificazione dalla famiglia Poggiali del gruppo Setramar (che ne è proprietaria), poi tramontato a causa di ritardi burocratici e crisi economica.

Uscendo dal centro – detto dell’ormai cronico degrado della Villa Callegari di via Faentina, data in concessione dal Comune fino al 2043 a una società privata che però non ha mai avviato i lavori annunciati, tanto che il decano dell’opposizione Alvaro Ancisi chiede da tempo di revocare la concessione – merita naturalmente una segnalazione il milionario (22, per l’esattezza) investimento per il nuovo museo archeologico di Classe che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo per un’opera che avrebbe dovuto aprire i battenti secondo le previsioni iniziali addirittura nel 2004) inaugurare nella primavera del 2018 al posto dello zuccherificio, edificato fra il 1899 e il 1900 e dismesso negli anni ottanta.
Uscendo dalla città, infine, doveroso citare i casi del Teatro Italia di Mezzano, costruito a inizio Novecento dalla cooperativa braccianti, che ha rischiato di essere demolito a fini speculativi e per il cui restauro si batte da anni un comitato cittadino; e di Palazzo Grossi a Castiglione di Ravenna, residenza fortificata cinquecentesca inutilizzata e in attesa di un recupero dopo una serie di appelli rimasti inascoltati.

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