«Il Marchesato è del Comune: cosa vuole fare il sindaco dopo il crollo del tetto?»

L’interrogazione di Ancisi (Lpr) sull’edificio del Settecento, primo insediamento dell’attuale porto. Dal 2004 un accordo con Ap per il recupero

«Tenuto conto che nel piano comunale degli investimenti 2016-2018 figura una voce specifica per manutenzione straordinaria e accantonamento per lavori urgenti e adeguamenti normativi di edifici di proprietà del Comune di Ravenna e nel 2016 è stata di 1,2 milioni di euro, il sindaco intende intervernire su Fabbrica Vecchia e Marchesato?». È la domanda di Alvaro Ancisi, consigliere di Lista per Ravenna, a proposito dei due edifici a Marina di Ravenna, ultime tracce del più antico insediamento del Settecento dell’attuale porto, in stato di abbandono e recentemente interessati dal crollo di una parte del tetto (vedi articoli correlati). Il decano dell’opposizione ha presentato un question time in consiglio comunale a distanza di alcuni giorni dalla notizia del crollo, diffusa dal presidente del comitato sorto nel 1979 per la salvaguardia e il recupero degli immobili. Della richiesta è stata informata anche la soprintendenza che in passato ha vincolato le strutture.

«L’intero complesso edilizio – dice Ancisi – appartiene al Comune di Ravenna, su cui incombe dunque l’onere di provvedere a rimediare urgentemente i danni in cui il Marchesato è precipitato e a mettere in sicurezza l’edificio da ulteriore e più grave rovina, considerato il suo valore storico-monumentale e il dovere di salvaguardare da totale svalutazione un bene pubblico di proprietà della comunità ravennate».

Avevamo ricostruito le vicende dei due edifici in un recente approfondimento (vedi correlati). Ancisi si concentra sull’accordo del 2003 tra Comune di Ravenna e Autorità portuale finalizzato al recupero, valorizzazione e fruizione dell’intero complesso “con soluzioni che ne consentano l’autonomia economica e finanziaria”. Rispettando l’accordo del 2003, il Comune ha provveduto all’acquisizione dell’intero complesso della Fabbrica Vecchia, che possedeva solo parzialmente. L’Autorità portuale, da parte sua, ha redatto il progetto esecutivo del recupero, approvato dalla Soprintendenza alla fine del 2004. Ma si era anche impegnata «ad operare per reperire le risorse necessarie per il restauro e la ristrutturazione dell’immobile e a finanziare l’intervento», terminato il quale «verranno concessi in uso gratuito per 99 anni, all’interno del complesso immobiliare ristrutturato, spazi per ospitare uffici comunali, attività museali e attività associative».Tutto ciò in coerenza con l’originaria destinazione »di pubblica utilità a servizio del Porto» e per «favorire e promuovere la conoscenza, la diffusione e lo sviluppo della cultura d’acqua e marinara».

Fino al 2014, come ricorda Ancisi, il bilancio preventivo di Ap ha previsto per questo progetto un paio di milioni di euro derivanti dai ribassi d’asta sui fondi pubblici stanziati per i lavori nella piallassa Piombone. «Il decollo della nuova Autorità di sistema portuale di Ravenna, con la nomina di Daniele Rossi quale presidente e di Alessandra Romagnoli come membro del comitato di gestione designato dal sindaco di Ravenna, impone di chiedere al sindaco stesso se intende impegnare l’autorevolezza che gli deriva dalla carica di primo cittadino per sollecitare l’ente portuale a rispettare, senza ulteriore indugio, gli obblighi assunti nei confronti del Comune di Ravenna riguardo al pieno recupero della Fabbrica Vecchia e del Marchesato».

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