Al Rasi per Fa’afine duecento ragazzi delle scuole, assessore e consiglieri della Lega Nord. Una prof: «Tema importante, che esiste»
Ma perché avete comunque scelto di portare le classi? «È un tema importante e che esiste, soprattutto a questa età – racconta una docente di lettere che ha portato al Rasi una prima media –. Conosco la qualità di questa rassegna teatrale, mi sono informata sullo spettacolo, e ho pensato che potesse rappresentare un’occasione, anche per un dialogo o confronto. Non credo bisogna sottrarsi, non ha senso far finta che questi temi non siano importanti».
«Questo spettacolo – racconta la prof di una seconda media di un altro istituto comprensivo in città – si inserisce in un discorso più ampio sulla discriminazione che stiamo facendo in classe. Siamo addirittura partiti dal 27 gennaio, dalla Shoah. Proteste? So che qualche genitore ha chiamato, ma la dirigente ci ha dato totale fiducia. E oggi manca in effetti qualcuno». A esserci sono invece tredici bambini di una quinta elementare tutti accompagnati dai rispettivi genitori. Risultano assenti da scuola, almeno fino alle 11.45. Una situazione piuttosto insolita e che ha del paradossale. «Lo so, ma c’è una ragione a tutto questo – ci spiega una delle madri rappresentanti dei genitori – all’inizio dell’anno c’era stata una riunione in cui le maestre ci avevano annunciato il programma e la partecipazione all’evento. Un paio di genitori avevano mostrato preoccupazioni proprio per il tema dello spettacolo e così si è fatta una seconda riunione in cui ci si è confrontati e alla fine abbiamo votato: 16 famiglie su 19 erano favorevoli a far partecipare i ragazzi allo spettacolo. Nonostante questo, i genitori in minoranza avevano nel frattempo scritto al dirigente il quale, in nome di una presunta unità della classe, ha di fatto chiesto alle maestre di rinunciare a questa gita a teatro. A noi non è sembrato giusto, visto appunto che si era votato, e così abbiamo deciso di prendere questa iniziativa portando noi i bambini a teatro».