Tra magia, psicologia ed emozione

In scena  “il gioco” del mentalista Tesei

Mentalista«Se torno a casa bagnato fradicio è perché si è messo a piovere o perché non avevo portato un ombrello? In fondo il vero problema non era che piovesse ma che io mi sia bagnato, no? Penso che una delle più grandi illusioni che la mente opera sia quella di confondere ciò che è indipendente da noi con ciò di cui abbiamo responsabilità personale.
 L’esempio della pioggia è banale, ma questo principio vale anche per questioni più complesse, fino a quelle imponderabili per definizione come ad esempio la fortuna».

Il mentalista Francesco Tesei torna a Ravenna, dopo il grande successo del precedente spettacolo, con  The Game, in scena al Teatro Alighieri di Ravenna, lunedì 6 febbraio alle 21, per un fuori abbonamento della stagione di Comico.

Il suo spettacolo si intitola The Game, il gioco, quali sono le regole di questo gioco?
«La regola è essere pronti a mettere in gioco sé stessi. È uno spettacolo molto interattivo in cui il pubblico è invitato a ragionare e partecipare. L’idea mi è venuta dal fatto che molti spettatori dopo le mie esibizioni mi chiedevano “se sei così bravo a prevedere il futuro mi dici che numeri usciranno alla lotteria?” Il gioco parte da questa provocazione per parlare della fortuna e del modo in cui condiziona le nostre vite».

La fortuna esiste o non esiste? Fino a che punto si può controllare?
«La fortuna viene descritta spesso come “dea bendata”, ovvero una cosa su cui non abbiamo influenza. È qualcosa che capita a prescindere dalla nostra volontà. Spesso invece non abbiamo coscienza della responsabilità delle nostre scelte e chiamiamo fortuna ciò che possiamo controllare. Abbiamo molta più influenza sugli eventi di quello che crediamo».

Nel quotidiano le persone controllano le proprie scelte o questo controllo sfugge di mano?
«È bello avere il controllo dei propri pensieri e delle proprie abitudini. Tutti sono convinti di averlo, ma non è così. Siamo tutti più irrazionali di quello che crediamo. È una grande illusione sentirsi razionali. Ci si pensa immuni alla persuasione e al condizionamento, ma è un’illusione. Prevedibilmente irrazionali di Dan Ariely spiega come siamo emotivi nelle nostre scelte e come la nostra mente per una sorta di istinto protettivo ci dica “sì ho scelto da solo, razionalmente”, quando in realtà sappiamo che è una menzogna».

Quanto c’è di psicologia e quanto di “magia” nei suoi spettacoli?
«C’è un po’ di entrambi. Mi baso sul lavoro dello psicologo Richard Wiseman autore di The luck factor e ho trasformato le sue teorie sulla fortuna in uno spettacolo. La differenza tra un mentalista e un illusionista è che l’illusionista lascia lo spettatore a bocca aperta con un trucco, io amo stupire le persone, ma lasciando in loro delle suggestioni su cui riflettere. Quello che faccio io è non è solo un bell’inganno, ma una metafora per cambiare un po’ la prospettiva sui propri atteggiamenti. Il filosofo francese Fabrice Hadjadj ha scritto “L’uo­mo prima si emoziona e poi si muove”».

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