«Nel reparto di Medicina solo un medico per la guardia notturna di 120 posti letto»

Il presidente provinciale dell’ordine segnala le carenze di personale: «Il pubblico non investe. La soluzione sta nelle risorse dei privati»

«Nel reparto di Medicina dell’ospedale di Ravenna c’è un solo medico a coprire il turno di guardia notturno per 120 posti letto. È evidente che si lavora sotto organico e una situazione simile, anche se qualche assunzione è stata fatta, si vive in Chirurgia». Il presidente dell’ordine provinciale dei medici, il dottor Stefano Falcinelli, si fa portavoce della segnalazione contenuta in una lettera inviata dai reparti citati all’Ausl e alle istituzioni competenti.

Dottore, come è possibile questa situazione?
«La criticità non è dovuta solo all’Ausl. Va detto che dipende anche dagli effetti delle ultime due Leggi di Stabilità: abbiamo il blocco delle assunzioni e il turn over dei pensionamenti è consentito con una percentuale del 25 percento, per una nuova assunzione servono quattro uscite».

Il pubblico non investe…
«Abbiamo un servizio sanitario che aveva l’ambizione di garantire tutto. Forse questo andrebbe ripensato perché la percentuale di Pil messa nel servizio sanitario non basta. A mio parere l’unica possibilità è che risorse private entrino nel servizio pubblico in maniera virtuosa».

Non dovremmo invece augurarci che sia il pubblico a investire per evitare che la salute diventi una merce sul mercato?
«Se ci fossero i soldi… Credo vada fatto un ragionamento su cosa il pubblico possa garantire e magari affidare a convenzioni con il privato alcune prestazioni in modo che tra i due regimi non ci sia concorrenza».

Di recente è stata modificata la normativa sulla responsabilità professionale. La categoria attendeva da tempo qualcosa in questo senso.
«La cosa più importante è la definizione di linee guida: un riferimento ben preciso fissato da esperti che dà garanzie al medico ma anche al cittadino. Chi si attiene a quelle procedure non è perseguibile. Questo dovrebbe ridurre il contenzioso medico-paziente. Come ordine professionale abbiamo apprezzato molto anche la revisione dei livelli essenziali di assistenza (Lea). E infine è incoraggiante che il Parlamento stia affrontando un discorso sulle dichiarazioni anticipate di trattamento: non possiamo approvare nessuna forma di eutanasia o suicidio assistito ma l’articolo 32 della Costituzione ci ricorda che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario. Credo sia una questione di civiltà che il paziente possa dire dove fermarsi: in certe situazioni non si deve sconfinare nell’accanimemtno terapeutico».

Parlando di temi che coinvolgono anche l’etica del medico, ha fatto un certo effetto la critica dell’ordine dei medici del Lazio per un ospedale che ha cercato due ginecologici non obiettori.
«Mi pare una polemica fuori luogo. C’è un’azienda pubblica che deve garantire il rispetto di una legge per garantire un diritto al cittadino e quindi ha bisogno di personale capace di farlo. È un requisito necessario. Come l’azienda sanitaria di Bolzano richiede la conoscenza del tedesco perché è necessario per curare i pazienti di quella comunità».

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