Liste di attesa chirurgiche, la ricetta di Cambierà passa dai privati accreditati

In venticinquemila aspettano un intervento. Michela Guerra: «Le priorità siano trattate dal pubblico, i casi meno urgenti dalle cliniche. Trasparenza sui dati»

MedicoCollaborare con la sanità accreditata e non vederla come un concorrente. La ricetta per abbattere le liste di attesa è di Michela Guerra, consigliera di Cambierà in consiglio comunale e fino a poche settimane fa addetta ai lavori visto che ha guidato la clinica San Francesco prima dell’acquisizione da parte della Domus Nova. La riflessione di Guerra parte dai dati sulle liste di attesa che prendono in considerazione le visite ma non l’ingresso in sala operatoria. Ma sarebbe proprio l’attesa dell’intevento secondo la consigliera il vero «collo di bottoglia» della sanità.

I dati riportati dal Resto del Carlino nei giorni scorsi parlano di 25mila persone in attesa di un intervento chirurgico. Un argomento «ben conosciuto» agli addetti ai lavori, un problema che l’Ausl «non ha mai voluto affrontare e tanto meno pubblicizzare».  Cambierà chiede che questi tempi siano monitorati e resi pubblici perché «non basta conoscere le liste d’attesa delle visite per misurare la correttezza e efficienza della presa in carico del paziente, che si chiude con la soluzione del problema».Guerra suggerisce poi una soluzione: «Smettere di vedere la sanità accreditata come un concorrente da penalizzare, piuttosto che come un partner da incentivare».

Gli incentivi non sono quelli economici – precisa la consigliera – ma «criteri organizzativi». L’accreditamento «serve ad integrare il servizio sanitario nazionale, fornendo le procedure operatorie che il pubblico non riesce a soddisfare perché deve garantire quelle prestazioni che per gravità , sia tecnica operatoria, che assistenziale post-operatoria, devono essere concentrate nell’ospedale pubblico». La ricetta di Cambierà vede le priorità urgenti essere trattate dal pubblico mentre quelle meno gravi accedere al privato accreditato, tutto sotto la valutazione del medico e dopo l’accettazione del paziente. La sanità «non può e non deve essere gestita come una azienda che deve realizzare risparmi e utili, anche se questi portano premi in tasca ai suoi operatori, ma deve garantire il meglio possibile per la salute della comunità con una spesa razionale e redditizia nei risultati sanitari».

Inoltre « è noto che acquistare prestazioni dal privato convenzionato ha costi significativamente inferiori per le casse pubbliche  che erogarle in proprio». Il ricorso alla sanità accreditata sarà necessario – prevede la con«sitlera – per soddisfare le necessità dei 25mila pazienti in attesa e «sarà gioco-forza ricorrere all’aiuto fattivo del privato accreditato sulla base di linee-guida condivise e a parità di qualità delle prestazioni».

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