Sono 540 le famiglie che nel 2024 hanno beneficiato dell’emporio aperto dalla Caritas di Ravenna in via Narsete a dicembre 2022. È allestito come un minimarket dove può fare la spesa gratuitamente chi è seguito dall’associazione diocesana. Sugli scaffali si trovano beni alimentari di prima necessità. Si può andare con cadenza quindicinale e chi fa la spesa è dotato di una tessera su cui vengono precaricati dei punti che vengono scalati in base ai prodotti ritirati.
«Si accede su appuntamento – spiega Daniela Biondi, vicedirettrice della Caritas – così possiamo gestire meglio le richieste e la disponibilità. I prodotti freschi come la verdura e la frutta non hanno punti da scalare proprio perché cerchiamo che non vadano sprecati».
Una buona parte dei prodotti distribuiti, soprattutto quelli freschi, viene dalla generosità dei negozianti di Ravenna. Tanti sono quelli che si sono rivolti a Caritas per offrire qualcosa. Ogni mattina alle 7.30 i volontari dell’associazione fanno il giro delle attività aderenti per ritirare quelli che vengono chiamati “brutti ma buoni”: frutta e verdura di seconda scelta, il pane del giorno precedente o magari prodotti confezionati in condizioni efficienti ma danneggiati da urti. Tutto viene portato all’emporio e preparato per chi verrà a ritirarli.
In via Narsete c’è anche uno spazio chiamato mercatino Cambiamenti dedicato all’oggettistica, agli arredi per la casa e all’abbigliamento. «È un mercatino dell’usato come tanti altri. Ritiriamo qualunque cosa ci venga donata dai cittadini, verifichiamo che sia in buono stato, soprattutto il vestiario perché la dignità deve rimanere sempre, e poi lo rimettiamo in circolo: gratuitamente per chi è nella nostra rete di aiuto o a pagamento per i cittadini interessati all’acquisto di qualche oggetto. Le entrate poi vengono utilizzate per altre attività a favore dei più bisognosi».
La necessità di risorse è un tema importante per Caritas: «Tutti i fondi vengono da risorse della diocesi o attraverso l’8×1000 della Chiesa, non abbiamo convenzioni con enti pubblici». La risorsa più preziosa, sempre più rara, è quella umana: «I nostri cento volontari sono una colonna portante. Si tratta quasi sempre di pensionati che hanno tempo libero negli orari giornalieri. La difficoltà è trovare nuove leve giovani: quando si presenta un sessantenne per noi è un ragazzino».