venerdì
08 Agosto 2025
alta formazione

La rinascita dell’Accademia di Belle Arti «Più spazi e collaborazioni per crescere»

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Abaravenna

Se l’Università a Ravenna può considerarsi una novità di “appena” trent’anni, l’alta formazione in città vanta una storia di quasi due secoli, testimoniata dall’Accademia di Belle Arti. Il percorso della scuola però non è sempre stato lineare: dalla fondazione nel 1829 all’acquisizione di un patrimonio artistico capace di dare vita alla Pinacoteca Comunale (oggi Museo d’Arte della città), al trasferimento nel 1998 dalla storica sede della Loggetta Lombardesca (occupata dal 1971) a quella attuale nel complesso dell’ex “Albe Steiner” di via delle Industrie 76. Di seguito un periodo buio per l’istituzione, segnato da un importante calo delle iscrizioni e da un senso di abbandono e distacco anche da parte degli stessi cittadini ravennati. Nel 2001 prende il via il progetto sperimentale “Mosaico: tecnica ed espressività”, articolato su una base triennale e una specializzazione biennale, accompagnato da un lavoro di rilancio e promozione, riordino delle offerte formative, che ha preso pieno fermento una quindicina di anni fa, intorno al 2008, fino al cambio del coordinamento didattico del 2014 e all’inaugurazione della seconda sede in piazza Kennedy nel 2021 (oltre duemila metri quadrati condivisi con l’istituto Superiore di Studi Musicali Giuseppe Verdi, altra realtà storica per l’alta formazione in città). Un ulteriore tassello per la valorizzazione dell’istituzione è stato aggiunto nel 2023, con la statizzazione che ha interessato cinque accademie storiche del Paese, tra cui appunto quella di Ravenna, che risulta l’unica accademia d’arte statale in Romagna.

Oggi l’Accademia di Belle Arti di Ravenna conta 200 iscritti da tutta Italia, con un’affluenza raddoppiata a seguito della statizzazione. Allo storico triennio in Mosaico si sono aggiunti oggi altri tre corsi: Arti Visive-Pittura, Design del Gioiello e il più apprezzato dai giovani studenti: Nuove tecnologie dell’arte, con approfondimenti su fotografia digitale, computer grafica e video editing fino allo studio dell’inglese per la comunicazione artistica. Alla formazione triennale, equipollente a una laurea di primo grado, segue il diploma biennale di secondo livello in Decorazione Mosaico, che corrisponde a una laurea magistrale.

È inoltre disponibile un programma di Erasmus con convenzioni europee ed extraeuropee. «Al termine del primo ciclo dei nuovi trienni vorremmo implementare i relativi corsi di approfondimento biennale» spiega Paola Babini, docente di tecniche pittoriche all’Accademia di Bologna e direttrice dal 2023 dell’Accademia di Ravenna. Oltre al triennio di Nuove Tecnologie, sono particolarmente apprezzati dagli studenti i percorsi più di nicchia come Design del Gioiello (che spazia dal disegno tecnico e professionale allo studio del brand e all’ecodesign) e Mosaico, nato per tutelare la forma d’arte più identitaria e rappresentativa di Ravenna. «L’alta specificità dei corsi ci permette di attrarre studenti anche da fuori regione – continua Babini – per noi è fondamentale affiancare all’offerta formativa una forte connessione con il territorio, valorizzando il patrimonio artistico unico della città, con i suoi otto monumenti musivi riconosciuti dall’Unesco. Al tempo stesso, vogliamo creare nuove opportunità lavorative per gli studenti, favorendo l’integrazione con il tessuto sociale e imprenditoriale locale. Crediamo fermamente che il patrimonio generi cultura e la cultura produca economia». In questa direzione negli ultimi anni sono stati stretti i contatti con le associazioni di categoria e le piccole imprese cittadine, con uno sguardo rivolto anche a una collaborazione più stretta con l’università.

Importanti anche i lavori organizzati in sinergia con gli enti del territorio: dalla promozione dei lavori dei ragazzi con mostre e eventi dedicati alla tradizionale collaborazione con la Biennale del Mosaico (il curatore dell’edizione 2025 sarà appunto uno dei docenti dell’accademia, Daniele Torcellini), fino ai lavori di arte pubblica (tra gli ultimi, lo stemma a mosaico per la scuola di polizia e il progetto in essere con il Comune di Cervia per la realizzazione di una land art al Parco Naturale). «Percepiamo l’Accademia come una realtà in continuo fermento – sottolinea la direttrice -. guardando al futuro il desiderio più grande sarebbe quello dell’ampliamento degli spazi che, considerata la vocazione naturale dell’Accademia alla produzione di opere, finiscono per non bastare mai, e una rete di collegamenti e servizi più strutturata nell’interesse di studenti e professori. L’inaugurazione della seconda sede in pieno centro è stato un tassello importantissimo per la nostra offerta formativa, ma per noi è importante valorizzare anche la sede principale, dove è custodita la vera ricchezza dei laboratori». Camminando tra le aule di via delle Industrie infatti si percepisce chiaramente lo spirito eclettico della scuola, dal rapporto diretto, rispettoso ma allo stesso tempo informale tra docenti e studenti, alla libertà di fruizione degli spazi, che al di fuori delle ore di lezione possono essere usati come aule studio o come aree di laboratorio per perfezionare le proprie opere. Dai manichini vestiti con lattine di bibite riadattate a gonna e top, tappi e reti di plastica si passa velocemente ai mosaici contemporanei che affollano le pareti, fino a gessi, cartoni musivi, vecchie pubblicità e spazi con macchinari dedicati alla stampa di litografie, all’incisione e alla trasformazione dei materiali. «Le accademie d’arte sono le ultime custodi dell’identità, del patrimonio e del futuro dei territori in cui si trovano. Il nostro patrimonio si divide tra contemporaneità, contribuendo alla formazione di tante giovani menti e alla produzione di nuove forme d’arte, alle collezioni custodite dai nostri archivi e dalla nostra gipsoteca, oggi ospitata dal Mar, che rappresenta una testimonianza importantissima per la città – conclude Babini -. Se in passato l’Accademia è stata in qualche modo dimenticata dagli stessi ravennati, per il futuro ci auguriamo la giusta valorizzazione di un patrimonio di grande pregio e in continua evoluzione, stringendo il rapporto con gli stessi cittadini e invitandoli a scoprire i nostri spazi e le nostre iniziative, che non si limitano alla sola formazione».

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