venerdì
11 Luglio 2025
ambiente

Adriatico verde per il troppo caldo: le alghe si vedono anche dallo spazio

L'istituto Copernicus lancia l'allarme per l'eutrofizzazione del nostro mare, dovuta alle piogge abbondanti e alle temperature anomale

Condividi

Copernicus

L’estate deve ancora arrivare, le temperature di questo periodo non sono estreme, ma al largo della costa romagnola si manifestano già i segni del clima anomalo. Si tratta di un’intensa fioritura di alghe in Adriatico, avvenuta a causa del caldo superiore alla media e delle forti piogge primaverili, che hanno portato in mare un’elevata quantità di nutrienti dai fiumi. La combinazione dei due fattori favorisce la proliferazione delle microalghe, dando all’acqua un tono verdastro che avrà notato chiunque si sia trovato a passeggiare a inizio maggio lungo le spiagge ravennati.

Il fenomeno è stato segnalato dall’istituto Copernicus, che si occupa dell’osservazione della Terra per conto dell’Unione europea. Il colore era visibile anche dallo spazio, come mostra un’immagine acquisita il 2 maggio dal satellite Sentinel-3. L’area più interessata è l’Adriatico centro-settentrionale, tra la Romagna e le Marche, dove le chiazze verdi vicino alla costa contrastano col blu al largo. «La proliferazione delle alghe, che ha trasformato l’acqua del mare in un verde intenso, è stata probabilmente determinata da temperature del mare superiori alla media e dalle recenti precipitazioni abbondanti, che hanno aumentato il deflusso dei fiumi in mare», ha scritto l’istituto. «Le fioriture algali possono ridurre i livelli di ossigeno e disturbare la vita marina, con rischi per la pesca e il turismo».

Essendo basso e chiuso, l’Adriatico si riscalda più velocemente rispetto agli altri mari. Il fenomeno è fisico, come quando mettiamo sul fuoco una piccola padella con un dito d’acqua e una grande pentola ricolma: a parità di calore, la prima arriva a ebollizione più velocemente. A riscaldare l’acqua del mare non c’è un fornello a gas bensì la crisi climatica che, a causa delle emissioni inquinanti prodotte dagli esseri umani, sta generando un incremento esponenziale delle temperature globali. Ciò non significa solo più caldo, ma anche piogge abbondanti: con il calore l’acqua evapora e l’energia si accumula in maggiore quantità, generando temporali più lunghi e violenti (come nel caso delle alluvioni del 2023 e 2024 in Romagna).

La temperatura media annua dell’Adriatico è aumentata di quasi 2 gradi dal 1960 a oggi, secondo le rilevazioni del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente. Ai primi di maggio il nostro mare aveva già toccato i 20 gradi, un’anomalia rispetto agli ultimi trent’anni, quando negli stessi giorni si sfioravano appena i 15 gradi. Il riscaldamento dell’Adriatico sta provocando l’arrivo di pesci tossici provenienti dal Mar Rosso, di cui abbiamo parlato in questo articolo dello scorso agosto, e la proliferazione di alghe. Questa è favorita dall’apporto dei fertilizzanti e delle acque reflue, che aumentano con l’intensità delle piogge, particolarmente abbondanti in questa primavera.

Secondo i dati Arpae, il valore cumulato al 16 maggio era di 398,5 millimetri, superiore alla norma 1991-2020 che è inferiore ai 270 millimetri. Il fenomeno si chiama “eutrofizzazione”, ovvero l’eccessivo apporto di nutrienti come azoto e fosforo nelle acque marine. «Negli ultimi 50 anni l’eutrofizzazione – spiega Copernicus – è diventata la causa principale dei problemi di qualità delle acque. Nelle acque costiere, l’aumento dei livelli di azoto è dovuto principalmente all’uso eccessivo di nitrati come i fertilizzanti in agricoltura, oltre che agli scarti degli allevamenti ittici e agli scarichi industriali. L’aumento dei livelli di fosfati è dovuto principalmente alle acque reflue domestiche, compresi i liquami e i detergenti».

I sintomi più gravi dell’eutrofizzazione sono l’esaurimento dell’ossigeno e la crescita delle fioriture algali, che possono distruggere la fauna marina con la conseguente perdita di biodiversità. Inoltre i cianobatteri, responsabili della colorazione verde, possono provocare la formazione della mucillagine, con cui l’Adriatico ha fatto i conti la scorsa estate. Alcuni meteorologi locali hanno già lanciato l’allarme sui social per il possibile ritorno della famigerata schiuma, mentre la biologa Cristina Mazziotti, responsabile di Daphne (la struttura oceanografica che monitora il mare dell’Emilia-Romagna), in un’intervista al Resto del Carlino di Rimini ha rassicurato che «non c’è ombra delle mucillagini in questo momento sulla nostra costa». Lo scorso anno il fenomeno era iniziato a giugno, perciò è ancora presto per dirlo. Ma viste le temperature anomale e la proliferazione delle microalghe in corso, non è affatto da escludere.

Condividi
Contenuti promozionali

LA CLINICA DELLA FINANZA

CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

Casa Margaret, sguardo contemporaneo in un’atmosfera anni Sessanta

Il progetto realizzato a Faenza dallo studio ravennate Tundra

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi