giovedì
10 Luglio 2025
scuole

In aula fino a 36 gradi, ma la Regione vuole allungare il calendario scolastico

La proposta mira a introdurre una settimana in più di vacanza invernale. In provincia solo pochissime aule hanno il raffrescamento

Condividi

In Francia, dove le scuole sono aperte fino al 4 luglio, accade che nei giorni scorsi siano state chiuse a migliaia per l’emergenza caldo. In Italia, in scuole non climatizzate, gli studenti frequentano corsi di recupero e svolgono esami alla fine della terza media (fino a giugno) e delle superiori (fino a luglio inoltrato) in condizioni di caldo estremo. In tutto questo, da mesi ormai, a più riprese, scoppia la polemica sulle dichiarazioni di Isabella Conti, neo assessora regionale con delega alla Scuola, che ha lanciato l’idea di rivedere il calendario scolastico prevedendo una sosta invernale di una settimana e allungando l’anno a giugno.

Un dibattito definito «inaccettabile» dai sindacati e in particolare da Monica Ottaviani, la ravennate alla guida della Flc-Cgil dell’Emilia-Romagna. La sindacalista denuncia il modo semplicistico e strumentale in cui è stato posto il dibattito: «Se si vuole rivedere l’accordo regionale del 2012 che stabiliva un’unica data di inizio e di fine delle lezioni (anche il prossimo anno scolastico partirà il 15 settembre, ndr) per tutta la regione bisogna farlo tenendo in considerazione i tanti fattori che agiscono sulla scuola». Nell’elenco di Ottaviani c’è quel 30 percento di precariato nella scuola emiliano-romagnola che fa sì che spesso le cattedre non vengano effettivamente coperte prima dell’avvio dell’anno; c’è il tema di tutti i lavoratori che forniscono servizi essenziali alla scuola, come le mense, che non si capisce come sarebbero occupati nella settimana invernale di chiusura; c’è quello degli esami di fine ciclo alle medie e alle superiori; e c’è quello che riguarda i problemi dei genitori delle primarie che non sanno a chi affidare i figli nei lunghi mesi estivi. «Credo che le famiglie facciano bene a chiedere risposte su questo tema in termini di costi e servizi, ma è un problema che non si può scaricare sulla scuola, la quale è sottoposta a regole e ordinanze ministeriali e che ha una sua autonomia al centro della quale resta comunque il tema della didattica, le soluzione devono essere trovate altrove».

Ultimo ma non ultimo, anche secondo Ottaviani, il tema della salubrità degli ambienti: «Abbiamo saputo di aule in cui si sono svolti gli esami di Stato dove le temperature arrivavano a 35-36 gradi, sappiamo di scuole materne dove nemmeno in giardino, per via della manutenzione del verde non consona, i bambini possono trovare refrigerio. In realtà, in tante aule questi problemi possono inziare già ad aprile o maggio…».

Lamentando il fatto che l’assessora regionale non ha ancora convocato i sindacati a un tavolo per parlare di scuola, Ottaviani suggerisce un approccio meno semplicistico e che possa anche tenere in conto fattori che possono cambiare in base all’età degli studenti e anche al territorio. «Non escludo che una soluzione potrebbe essere quella di coinvolgere sindaci, presidenti di Provincia e ovviamente le stesse scuole, perché le soluzioni potrebbero non essere le stesse».

Un elemento di cui si dovrebbe tenere conto, ovviamente, è la vivibilità degli ambienti scolastici. In provincia di Ravenna, per esempio, i plessi scolastici gestiti dalla Provincia (ossia le secondarie superiori) sono 15 per cui ogni anno sono previsti circa 3-4 milioni di euro che devono coprire utenze e manutenzione ordinaria, quando le necessità reali anche per quella straordinaria sarebbero di 46 milioni di euro. Questo fa sì che le strutture raffrescate siano pochissime, ossia quelle finanziate dal Pnrr: la nuova ala al Polo di Lugo, le nuove aule della succursale dello Scientifico a Ravenna e i due nuovi laboratori dell’Ips Callegari (ancora da inaugurare quelle ravennati). «Dopo il Covid i costi per la spesa ordinaria sono aumentati, ma non le risorse – dice Luca Cortesi, delegato consigliere all’edilizia scolastica della Provincia –. Abbiamo un patrimonio piuttosto datato che avrebbe bisogno di molti interventi per cui non ci sono le risorse». E sull’ipotesi di allungare il calendario scolastico? «Qualunque decisione dovrà essere presa per motivazioni didattiche, ma dovrà anche tenere conto del patrimonio edilizio in cui hanno sede le scuole nelle varie provincie».

Condividi
Contenuti promozionali

LA CLINICA DELLA FINANZA

CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

Casa Margaret, sguardo contemporaneo in un’atmosfera anni Sessanta

Il progetto realizzato a Faenza dallo studio ravennate Tundra

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi