«Abbiamo sempre intercettato un numero elevato di ragazzi ubriachi all’uscita dalle discoteche, non si tratta di un fenomeno recente. Oggi però i consumatori risultano essere più giovani, spesso ben al di sotto della soglia legale per il consumo di alcolici». La dottoressa Sara Sternini, tra le dirigenti del Servizio per le dipendenze (Serdp) dell’Ausl a Ravenna, da anni si occupa dell’attività di prevenzione e divulgazione per il contrasto dell’uso e abuso di droghe e alcolici, soprattutto tra i più giovani.
Il progetto, nato nel 2001 con il nome “Sicuramente al mare”, aveva inizialmente l’obiettivo di fare prevenzione durante i mesi estivi, concentrandosi in particolare sugli eventi serali organizzati nei lidi. Con il passare degli anni, l’iniziativa ha evoluto la propria forma senza snaturarne la missione. Dal 2020, grazie alla collaborazione con l’assessorato alle Politiche giovanili del Comune, è attiva con il nome “Unità di strada Ravenna”, che promuove un intervento capillare, non più solo stagionale ma continuativo, in contesti che vanno dai locali alle strade, fino alle scuole. «L’idea è quella di intercettare i ragazzi nei luoghi della loro quotidianità, preferibilmente in contesti informali – spiega Sternini –. Un approccio sistemico ci permette di costruire fiducia, superare la diffidenza iniziale e favorire un dialogo aperto».
I dati del 2023 (il report 2024 è ancora in fase di ultimazione) conteggiano 51 uscite annuali con ottomila contatti e 1.272 etilometri eseguiti fuori dai locali e dai centri della vita notturna. Tra le cause dell’abbassamento dell’età di consumo di alcolici sembrerebbe esserci la fragilità di un’intera generazione, attratta dagli effetti ansiolitici dell’alcol per affrontare al meglio una socialità frammentata dagli anni del Covid e dall’isolamento causato dai social, la facilità di reperimento e l’ampia tolleranza sociale, nonostante limiti e imposizioni sull’età di somministrazione. Resta quindi da capire come si spartiscano le responsabilità tra adolescenti, famigliari e gestori di locali: «La prima forma di prevenzione dovrebbe partire dalla famiglia – commenta Sternini –, delegittimando il consumo di alcol rispetto ad altre sostanze stupefacenti e lasciando ai giovani il modo di esprimere le proprie fragilità». Per quanto riguarda i locali, la collaborazione con il Serdp è già attiva da tempo. Gli operatori lavorano in sinergia con i gestori per garantire un ambiente più sicuro e consapevole. «Abbiamo costruito relazioni solide con molti esercenti, che condividono con noi obiettivi comuni. Tuttavia, è necessario formare anche il personale, perché spesso i dipendenti non sono adeguatamente preparati e possono agire con leggerezza durante il servizio. Puntiamo anche alla creazione di tavoli di lavoro che, nella zona di Marina di Ravenna, coinvolgano gestori, operatori, dipendenti, forze dell’ordine e pro loco».
Non mancano poi gli escamotage messi in atto dagli stessi ragazzini: dal delegare un amico maggiorenne per acquistare alcolici, no all’uso di documenti falsi. «Per contrastare queste pratiche non basta il controllo: è necessaria una vera rivoluzione culturale», continua Sternini. Nonostante l’età dei consumatori sia mediamente più bassa, emerge un dato positivo, quello della crescita consapevolezza dei rischi legati al consumo di alcol. Sempre più giovani si sottopongono volontariamente ai test per valutare la propria idoneità alla guida e non esitano a chiedere aiuto in caso di necessità.
«La conoscenza dei pericoli legati all’alcol è migliorata, anche grazie alle regole più severe del codice della strada – spiega Sternini –. Per i neopatentati, ad esempio, il limite è zero: questo ha incentivato un approccio più responsabile, almeno per chi guida». Anche l’atteggiamento nei confronti degli adulti è cambiato: «Se un tempo prevalevano vergogna e silenzio, oggi i ragazzi si sentono più liberi di attivarsi in situazioni critiche. Siamo orgogliosi di poter dire che spesso sono proprio loro a venirci a cercare, ad esempio quando un amico non sta bene. In quei momenti, è fondamentale non lasciarlo solo: potrebbe avere un malore o compiere gesti inconsulti».
Per quanto riguarda le sostanze stupefacenti, i cannabinoidi restano i più diffusi, anche se spesso si tratta di un uso legato a una fase di sperimentazione limitata e autoconclusiva. «È un consumo che tende a esaurirsi spontaneamente con l’arrivo di nuovi impegni, come lo sport, l’università o le prime relazioni affettive – rassicura la dottoressa –. Dif cilmente evolve in una dipendenza strutturata». A essere più difficili da intercettare sono invece le nuove sostanze chimiche, che cambiano rapidamente e spesso seguono mode temporanee tra i giovanissimi. «La scorsa stagione era quella della Purple, ma oggi ci sono già decine di nuove droghe in circolazione. Sono gli stessi ragazzi a raccontarcele, condividendo con noi le loro esperienze o quelle degli amici. Tuttavia, preferiamo non focalizzarci sulle singole sostanze – conclude Sternini –. ciò che conta davvero non è la composizione chimica, ma l’approccio al consumo. È su questo che bisogna continuare a lavorare, attraverso un’azione trasversale fatta di prevenzione, formazione e informazione».