«Regine del caffè? No grazie!» fa discutere a Ravenna l’affissione di cartelloni pubblicitari di stampo sessista, diffusi dall’azienda Caffè Reginè, che accosta alla vendita di macchine per il caffè il ritratto di una donna in lingerie. A sottolineare l’episodio sui social è l’associazione femminista ravennate La Casa delle Donne, che scrive «Era da molto tempo che non si vedevano nei cartelloni pubblicitari della nostra città immagini sessiste, offensive e lesive della dignità delle donne».
L’immagine contestata è appunto quella di una donna in intimo distesa su un sacco di iuta, accanto alle macchinette del caffè, con una coroncina in testa e sandali allacciati “alla schiava” ai piedi. «Il meccanismo alla base della pubblicità è sempre quello, ormai tristemente noto – commentano dall’associazione femminista -. Nessuna correlazione logica e razionale tra immagine e prodotto pubblicizzato, solo uso e abuso del corpo femminile come oggetto del desiderio. Ma c’è di più. Oggi quell’immagine di “donna regina un po’ schiava” così fortemente stereotipata è lontanissima e avulsa dal presente, dalle vite delle donne, ma anche da quelle degli uomini, da fare quasi sorridere. A chi parla quella pubblicità? Non certo alle donne che hanno ambizioni ben diverse dall’essere “regine un po’ schiave di qualcuno”, né agli uomini che, ci auguriamo, non hanno alcun bisogno di ricorrere a un immaginario tanto banale per acquistare una macchina del caffè».
Il servizio di pubbliche affissioni del Comune di Ravenna prevede inoltre una clausola di accettazione del Codice di Autodisciplina che prevede, tra gli altri, il divieto di esposizione pubblicitaria di immagini «il cui contenuto contenga stereotipi e disparità di genere, veicoli messaggi sessisti, violenti o rappresenti la mercificazione del corpo femminile» secondo l’articolo 46 relativo alla Comunicazione sociale.
«Qualcuno dirà che si tratta di una questione secondaria, ma non è così – continuano dall’account Facebook della Casa delle Donne -. Solo pochi giorni fa infatti, il capogruppo al Senato Lucio Malan e l’ex sindaco di Catania Salvo Pogliese di Fratelli d’Italia hanno presentato un emendamento al Ddl Concorrenza, che propone di cancellare il divieto di effettuare affissioni e pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi. Si sta preparando il ritorno a un sessismo offensivo e lesivo che minimizza e normalizza violenza e discriminazione e che ha come oggetto di vendita e commercio sempre e solo i corpi delle donne nel migliore dei casi e parti dei loro corpi nel peggiore dei casi».